I nervi tesi di Hamilton
La convivenza del caraibico con un Bottas sempre più apprezzato in casa Mercedes non è per niente facile
Un bel giorno di qualche tempo addietro il fresco vicecampione del mondo deluso Lewis Hamilton seppe che tal Valtteri Bottas sarebbe stato suo compagno di squadra dopo il ritiro di Nico Rosberg. Il caraibico cominciò a crogiolarsi nella morbida idea di diventare la prima guida del team e che dal finlandese avrebbe ottenuto rispetto, considerazione e prestazioni da seconda guida. Insomma, nel caldo tepore dell’inverno ai lidi tropicali, l’idea di finalmente portare a casa il Mondiale deve essere stata per Lewis bella da cullare. La realtà è stata, Ferrari a parte e Vettel dimenticato, che Bottas gara dopo gara è cresciuto e anche ieri (per quanto penalizzato per sostituzione del cambio), senza molta riverenza, lo ha battuto nelle seconde libere. Certo, non di molto, ma di nuovo con una prestazione pulita e di solidità. Quella caratteristica che tanto inizia a piacere al team, che inizialmente vedeva il nuovo arrivato solo come il pilota appartenuto (a livello di cartellino) al gran capo Wolff. Il destino sa senza dubbio essere crudele, ma che Hamilton sia molto nervoso e teso lo dimostra un piccolo dettaglio. Mercoledì scorso Liberty Media ha organizzato nel centro di Londra uno show straordinario di Formula Uno al quale erano presenti tutti i team e i piloti, vecchie monoposto e glorie, profumi e rumori di altri tempi. C’erano tutti, tranne Lewis, che proprio perché di passaporto inglese ha lasciato delusi e sorpresi i suoi fan che erano convinti – come tutti peraltro – della sua presenza. C’è un altro pilota che qui a Silverstone, nonostante la giovane età, è molto sotto tensione: Verstappen, dopo un’annata semplicemente magica nel 2016, si sta confrontando con un periodo di notevole malasorte, che certo lo farà maturare nel 2018 a livello di solidità complessiva, ma che al mo-
mento attuale lo lascia scalpitante. Sapere poi della forma notevole di Ricciardo spesso terzo negli ultimi tempi, non fa bene. Intanto, ieri è riuscito a mettere la sua Red Bull davanti a quella dell’australiano. Questo è un percorso quasi formativo, che nella storia dei motori tanti prima di lui hanno patito, ma che davvero porta ad una maturazione interiore, ad un miglioramento della capacità di concentrazione e alla statura complessiva del pilota.
A Hinwil c’è bisogno di tutto
Un’altra battaglia sul piano psicologico è quella in corso tra Sainz e Kvyat. Dopo le infelici dichiarazioni, ancorché sincere,
dello spagnolo che aveva affermato una settimana fa di non voler proseguire, per sé stesso e il suo futuro, la sua carriera in Toro Rosso (con tanto di piccata risposta a firma Marko e Horner), ieri i due si sono battuti sul filo dei centesimi. È molto difficile, in questo momento, per Tozst gestire gli stati d’animo della squadra di sangue latino, essendo basata a Faenza: provate a immaginare i meccanici giudicati con supponenza dal figlio d’arte Sainz, la voglia – se possibile e nei modi dovuti – di aiutare Kvyat, lo spagnolo che comunque batte il russo. Duello da seguire, visto anche il danno fatto da quest’ultimo alla partenza austriaca quasi sette giorni fa. Vasseur, ex Renault, diventa il capo di Sauber dopo un momento di interregno: socio del figlio di Todt nella Art in Gp Series, ha gestito in serie i titoli di Rosberg nel 2005 e di Hamilton nel 2006 e di recente la Regie. A Hinwil c’è bisogno semplicemente di tutto: motivazione, progettualità, telaio, piloti... È come se guardando si scopre in ogni angolo qualcosa che non va. La nuova proprietà svedese non brilla per capacità di comunicazione e trasparenza, ma ora con l’accordo Honda si spera in un ritorno di un team prestigioso e amato a piena ragione. Ieri, di nuovo, il nulla. Alonso adora Silverstone e la Stowe in particolare. Il motorismo e il concetto sportivo inglese è unico e speciale, fatto di plaid, stare vicini alla pista, mangiare lì e conversare ore, ma in modo speciale. Questo è il tifo inglese che ieri ha gioito del risultato di una McLaren che sembra in lento ma costante miglioramento di prestazioni. Un cambio alle batterie, il quinto, relegherà l’asturiano cinque posti dietro sulla griglia, ennesima disdetta, ma finalmente McLaren dimostra di avere trovato il bandolo della matassa. Vettel ha provato il cupolino che dovrebbe proteggere il pilota dai detriti, memori dell’incidente in Ungheria di Massa con il bullone perso da Barrichello, ma il tedesco ha bocciato l’esperienza parlando di visione alterata e troppo deforme.