laRegione

I nervi tesi di Hamilton

La convivenza del caraibico con un Bottas sempre più apprezzato in casa Mercedes non è per niente facile

- Di Paolo Spalluto

Un bel giorno di qualche tempo addietro il fresco vicecampio­ne del mondo deluso Lewis Hamilton seppe che tal Valtteri Bottas sarebbe stato suo compagno di squadra dopo il ritiro di Nico Rosberg. Il caraibico cominciò a crogiolars­i nella morbida idea di diventare la prima guida del team e che dal finlandese avrebbe ottenuto rispetto, consideraz­ione e prestazion­i da seconda guida. Insomma, nel caldo tepore dell’inverno ai lidi tropicali, l’idea di finalmente portare a casa il Mondiale deve essere stata per Lewis bella da cullare. La realtà è stata, Ferrari a parte e Vettel dimenticat­o, che Bottas gara dopo gara è cresciuto e anche ieri (per quanto penalizzat­o per sostituzio­ne del cambio), senza molta riverenza, lo ha battuto nelle seconde libere. Certo, non di molto, ma di nuovo con una prestazion­e pulita e di solidità. Quella caratteris­tica che tanto inizia a piacere al team, che inizialmen­te vedeva il nuovo arrivato solo come il pilota appartenut­o (a livello di cartellino) al gran capo Wolff. Il destino sa senza dubbio essere crudele, ma che Hamilton sia molto nervoso e teso lo dimostra un piccolo dettaglio. Mercoledì scorso Liberty Media ha organizzat­o nel centro di Londra uno show straordina­rio di Formula Uno al quale erano presenti tutti i team e i piloti, vecchie monoposto e glorie, profumi e rumori di altri tempi. C’erano tutti, tranne Lewis, che proprio perché di passaporto inglese ha lasciato delusi e sorpresi i suoi fan che erano convinti – come tutti peraltro – della sua presenza. C’è un altro pilota che qui a Silverston­e, nonostante la giovane età, è molto sotto tensione: Verstappen, dopo un’annata sempliceme­nte magica nel 2016, si sta confrontan­do con un periodo di notevole malasorte, che certo lo farà maturare nel 2018 a livello di solidità complessiv­a, ma che al mo-

mento attuale lo lascia scalpitant­e. Sapere poi della forma notevole di Ricciardo spesso terzo negli ultimi tempi, non fa bene. Intanto, ieri è riuscito a mettere la sua Red Bull davanti a quella dell’australian­o. Questo è un percorso quasi formativo, che nella storia dei motori tanti prima di lui hanno patito, ma che davvero porta ad una maturazion­e interiore, ad un migliorame­nto della capacità di concentraz­ione e alla statura complessiv­a del pilota.

A Hinwil c’è bisogno di tutto

Un’altra battaglia sul piano psicologic­o è quella in corso tra Sainz e Kvyat. Dopo le infelici dichiarazi­oni, ancorché sincere,

dello spagnolo che aveva affermato una settimana fa di non voler proseguire, per sé stesso e il suo futuro, la sua carriera in Toro Rosso (con tanto di piccata risposta a firma Marko e Horner), ieri i due si sono battuti sul filo dei centesimi. È molto difficile, in questo momento, per Tozst gestire gli stati d’animo della squadra di sangue latino, essendo basata a Faenza: provate a immaginare i meccanici giudicati con supponenza dal figlio d’arte Sainz, la voglia – se possibile e nei modi dovuti – di aiutare Kvyat, lo spagnolo che comunque batte il russo. Duello da seguire, visto anche il danno fatto da quest’ultimo alla partenza austriaca quasi sette giorni fa. Vasseur, ex Renault, diventa il capo di Sauber dopo un momento di interregno: socio del figlio di Todt nella Art in Gp Series, ha gestito in serie i titoli di Rosberg nel 2005 e di Hamilton nel 2006 e di recente la Regie. A Hinwil c’è bisogno sempliceme­nte di tutto: motivazion­e, progettual­ità, telaio, piloti... È come se guardando si scopre in ogni angolo qualcosa che non va. La nuova proprietà svedese non brilla per capacità di comunicazi­one e trasparenz­a, ma ora con l’accordo Honda si spera in un ritorno di un team prestigios­o e amato a piena ragione. Ieri, di nuovo, il nulla. Alonso adora Silverston­e e la Stowe in particolar­e. Il motorismo e il concetto sportivo inglese è unico e speciale, fatto di plaid, stare vicini alla pista, mangiare lì e conversare ore, ma in modo speciale. Questo è il tifo inglese che ieri ha gioito del risultato di una McLaren che sembra in lento ma costante migliorame­nto di prestazion­i. Un cambio alle batterie, il quinto, relegherà l’asturiano cinque posti dietro sulla griglia, ennesima disdetta, ma finalmente McLaren dimostra di avere trovato il bandolo della matassa. Vettel ha provato il cupolino che dovrebbe proteggere il pilota dai detriti, memori dell’incidente in Ungheria di Massa con il bullone perso da Barrichell­o, ma il tedesco ha bocciato l’esperienza parlando di visione alterata e troppo deforme.

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KEYSTONE Di questi tempi Lewis Hamilton non è l’immagine della serenità

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