laRegione

Erdogan ‘senza esitazione’ a favore della pena di morte

-

Ankara – «Taglieremo la testa ai traditori» golpisti. Davanti a decine di migliaia di sostenitor­i accorsi ad ascoltarlo a Istanbul e Ankara per commemorar­e l’anniversar­io del fallito golpe, Recep Tayyip Erdogan nella notte tra sabato e domenica è tornato a vestire i panni del leader giustizier­e. Un anno dopo, il presidente turco rispolvera la retorica della vendetta e giura di essere pronto ad approvare «senza alcuna esitazione» la pena capitale, se il parlamento la voterà. Un nuovo strappo verso il superament­o di quella che per l’Ue resta una linea rossa. «Se la Turchia dovesse introdurre la pena di morte, il governo turco sbatterebb­e la porta in faccia a un ingresso in Europa definitiva­mente», ha detto in un’intervista il presidente della Commission­e, Jean-Claude Juncker. Nonostante i toni di fuoco usati da Erdogan nella maratona per ricordare il ‘putsch’ – conclusa solo quando l’alba era già sorta su Ankara, con l’inaugurazi­one di un ‘Memoriale dei martiri’ davanti al suo palazzo presidenzi­ale – Bruxelles assicura di voler tenere aperto il dialogo. «Io auspico che la Turchia si avvicini all’Europa invece di allontanar­sene. Ma una cosa deve essere chiara: chi vuole entrare nell’Unione europea sposa anche i suoi valori», ha aggiunto Juncker, citando alcuni dei nodi più problemati­ci del rapporto con la Turchia, cioè «diritti umani, libertà di stampa e stato di diritto». Ma nella notte in cui commemora il golpe che definì «un dono di Dio», Erdogan non risparmia neppure gli attacchi agli «amici e alleati» dell’Occidente diventati «traditori», che un anno fa non lo sostennero e oggi accolgono i suoi nemici ‘gulenisti’. Dal ricordo dell’«epica del 15 luglio», come l’ha voluta chiamare la retorica governativ­a, esce un Paese sempre più spaccato. Ieri notte, mentre Erdogan arringava la folla sul ponte del Bosforo ora dedicato ai Martiri a Istanbul, o davanti al parlamento di Ankara che fu bombardato, le lancette parevano tornate indietro di un anno. E intanto il presidente si appresta a dare il via libera nel Consiglio di sicurezza nazionale di domani all’estensione per altri 3 mesi dello stato d’emergenza, in vigore dal 20 luglio scorso. Un regime straordina­rio diventato la norma, che in Turchia ha portato a oltre 50mila arresti e 110mila epurazioni. Dopo il boom della manifestaz­ione dell’opposizion­e una settimana fa a Istanbul, Erdogan ha risposto riversando un fiume di sostenitor­i in tutto il Paese. Un messaggio registrato del presidente è risuonato ieri sera nei cellulari di chiunque abbia cercato di fare una telefonata. E il popolo sceso in strada lo ha salutato tra inni ultranazio­nalisti dei lupi grigi e il saluto con le quattro dita, simbolo dei Fratelli Musulmani: “Una nazione, una bandiera, una patria, uno stato”.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland