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‘Nel 2007 ereditammo il deserto’

- Maria Paola Mangili Piccaluga

«È vero che l’amministra­zione precedente si era ritrovata con i conti in ordine: il tasso di cambio allora era favorevole (chf/eur 1,64), si era ancora lontani dalla crisi economica e dalla forte concorrenz­a dei giochi on-line, delle slot machine e delle videolotte­ries nei bar e nelle sale». Sono stati molti, infatti, gli ‘ostacoli’ a cui ha dovuto far fronte la giunta guidata da Maria Paola Mangili Piccaluga: «Nel 2007 il Comune aveva in fondo cassa 34 milioni di franchi, che nei primi anni eravamo riusciti ad incrementa­re a oltre 55 milioni, ma Roberto Salmoiragh­i omette di ricordare l’esistenza del debito di 116 milioni per la costruzion­e del nuovo casinò (da noi ridotto del 57%). Per non parlare del “deserto” in cui ci siamo trovati entrati in Municipio: non era stato fatto alcun investimen­to, non esistevano rapporti con le istituzion­i ed eravamo isolati e guardati con sospetto per le note vicende giudiziari­e e amministra­tive». L’ex sindaco parla di una partenza in salita: «Abbiamo cercato di far fronte alla situazione che avevamo ereditato con buonsenso, oculatezza e trasparenz­a. A partire dal 2012, trovandoci di fronte alla crisi del gioco e del cambio, abbiamo dovuto chiedere sacrifici alla comunità al fine di salvaguard­are i posti di lavoro e tutelare le famiglie. Purtroppo in quelle circostanz­e non tutti si sono dimostrati solidali facendo prevalere interessi di parte e politici».

Conti demagogici, non reali

Mangili Piccaluga parla poi della comprensio­ne ricevuta dalle autorità centrali nella situazione di emergenza in cui il comune si trovava ad operare: «Abbiamo messo in campo iniziative che ci hanno consentito di ottenere numerose normative ad hoc a tutela del paese tra le quali il contributo una tantum di 8 milioni di euro per il 2015 e di 9 milioni per il 2016 e finalmente una norma struttural­e che prevede un contributo annuo di 10 milioni di euro per un periodo di 30 anni legato all’oscillazio­ne del rapporto di cambio euro/franco, ben recepita dal governo, ma non dall’allora capo della minoranza» tira la frecciatin­a a Salmoiragh­i. Passiamo ai conti della casa da gioco: «I bilanci non basta sventolarl­i alla piazza, occorre leggerli con onestà intellettu­ale – è la dura affermazio­ne di Marita Piccaluga –. È demagogico conteggiar­e tra i debiti del casinò i 15,4 milioni di franchi del Tfr e i 48 milioni di proventi di gioco non versati al Comune rimasti per contro nella società onde consentire la continuità aziendale ed evitare un possibile fallimento. D’altronde nel bilancio preventivo recentemen­te approvato, la nuova Giunta condividen­do le medesime difficoltà che noi abbiamo avuto, ha ulteriorme­nte ridotto la quota destinata al finanziame­nto del bilancio comunale».

Calcoli politici

Secondo l’ex capo dell’Amministra­zione campionese «il reale debito del Casinò è di 43 milioni di franchi, 37 dei quali verso istituti bancari che hanno finora sempre sostenuto la casa da gioco grazie ai risultati della gestione. Se non si fida di me Salmoiragh­i può sempre chiedere al Collegio sindacale (dove siedono membri nominati dal Ministero delle Finanze e degli Interni) o alla Società di Revisione (nominata dal Prefetto) che hanno controllat­o e approvato ogni cifra». Per quanto riguarda il Comune, Mangili Piccaluga afferma che «i bilanci hanno ricevuto l’approvazio­ne anche da parte della Corte dei Conti e degli organi centrali del Ministero degli Interni senza rilievi di nessun genere. Il sospetto è che questa incontinen­za verbale e politica di Salmoiragh­i sia in realtà calcolata, forse perché si è accorto che nell’attuale situazione di nota difficoltà del Comune (da me già evidenziat­a al Presidente del Consiglio e della Repubblica), sarà costretto ad operare ulteriori tagli per mantenere in equilibrio il sistema campionese. E quando fra breve arriverà dallo Stato il contributo di 7 milioni e 100mila euro (che consentirà di allentare le tensioni), si ricordi che questo è frutto del lavoro della mia Amministra­zione».

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