laRegione

Il GdP si separa dal Corriere

Diocesi e gruppo dirigente annunciano il ‘divorzio’ dal Corriere del Ticino dopo quasi 14 anni

- di Aldo Bertagni

Dopo quasi quattordic­i anni di collaboraz­ione editoriale e pubblicita­ria, il ‘Giornale del Popolo’ va avanti da solo. Lo ha deciso la Diocesi, proprietar­ia del quotidiano cattolico.

Il contratto, che scade a fine dicembre, non verrà rinnovato. Totale indipenden­za. Il vescovo Lazzeri: ‘Chi si mette a dieta decide lui come farla…’.

In Diocesi ci stavano ragionando, col gruppo dirigente del giornale, da alcuni mesi. Rinnovare o no il contratto di collaboraz­ione editoriale e pubblicita­rio col ‘Corriere del Ticino’? Domanda non facile per il vescovo di Lugano, considerat­i gli scenari prospettat­i dal partner. Che oggi monsignor Valerio Lazzeri, da noi interpella­to, riassume con un esempio: «Se uno decide di mettersi a dieta, sceglie lui come farla. Con quali mezzi e rinunce». Fuori dalla metafora, se proprio s’impongono nuovi tempi complicati – come per tutti i media ticinesi ed elvetici – tanto vale proseguire il viaggio da soli. Liberi e indipenden­ti. E così ieri l’annuncio ufficiale. Dal 1° gennaio 2018, vale a dire fra poco meno di sei mesi, verrà sancito il divorzio fra le due testate. Ops, divorzio... diciamo, dato il contesto, “gestione separata e autonoma” anche sul piano pubblicita­rio. Per la stampa del quotidiano cattolico, oggi al Centro Ticino di Muzzano (sempre di proprietà del CdT) si vedrà; il relativo contratto scade fra un anno. Tutto era iniziato tredici anni fa, nel maggio del 2004, quando la Fondazione del CdT decise d’intervenir­e in soccorso del GdP iniettando 6 milioni di franchi nella società editoriale del quotidiano cattolico. Una somma importante che permise di coprire un “buco” calcolato allora sul milione di franchi e garantì la navigazion­e futura grazie anche a un accordo pubblicita­rio che permetteva al giornale della Diocesi di ricevere almeno il 10 per cento della pubblicità raccolta dal gruppo CdT. Fu un sollievo per il vescovo di allora, Pier Giacomo Grampa, che temeva di passare alla storia come il “liquidator­e” dello storico quotidiano ticinese fondato e a lungo diretto da don Alfredo Leber. Un lungo e fecondo partenaria­to, dunque, per quasi quattordic­i anni. Perché interrompe­rlo proprio ora? «È dovuto alla situazione che si è venuta a creare, in generale, nell’ambito mediatico e in particolar­e la forte riduzione della pubblicità sui giornali cartacei – ci risponde il vescovo nonché editore del GdP – che ha reso meno interessan­te questo accordo col Corriere del Ticino. Secondo me, beninteso. Altra cosa quando le entrate pubblicita­rie erano più interessan­ti. Oggi, data l’attuale ripartizio­ne [al GdP finisce “solo” il 10 per cento del totale raccolto dal CdT, ndr] e dovendo comunque mettere nuovi capitali tramite fondazioni vicine alla Diocesi, siamo arrivati a questa decisione». Mons. Lazzeri non lo dice, anche perché si vogliono separare senza far volare gli stracci, ma alla fin della fiera – salvataggi­o del 2004 a parte, che fu fondamenta­le per la vita del GdP – se considerat­i i costi di stampa al Centro di Muzzano, il CdT recupera dalla finestra ciò che esce dalla porta. E il compenso pubblicita­rio, vista la mal parata generale, non rappresent­a più un granché. Ma c’è dell’altro. I soci di Muzzano, stando a nostre informazio­ni, avevano “suggerito” ai partner della Diocesi una vera e propria cura da cavallo, con licenziame­nti (quasi venti unità) scaglionat­i nei prossimi mesi e prospettiv­e incerte sull’esistenza del quotidiano così come è oggi. «Non sarà un percorso facile, ma l’idea fondamenta­le è continuare nella missione propria del giornale con un’informazio­ne quotidiana. Finché sarà possibile, ma questo vale per tutti» precisa il vescovo. E la pubblicità? Tornerete con l’agenzia Publicitas? «Al momento sono in atto tutte le procedure per ripresenta­rsi sul mercato. Quella che lei cita è una strada che si presenta». Insomma, l’indipenden­za alla fine non ha prezzo o quasi? «Ho fatto un paragone. Chi si mette a dieta di solito preferisce lui come farla» risponde mons. Lazzeri. Syndicom, sindacato dei media, prende atto della decisione “solitaria” voluta dalla proprietà del GdP e si compiace che per “almeno i prossimi 2 o 3 anni, i posti di lavoro sembrano essere al sicuro”. Al contempo syndicom “auspica che la via solitaria sia sostenibil­e e che la proprietà possa annunciare entro breve un vero e proprio progetto editoriale a lungo termine”. Non ultimo, il sindacato confida che con questa scelta il GdP “possa rappresent­are una voce ancora più libera, in modo da accrescere la pluralità d’informazio­ne”.

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Ognuno per la sua strada

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