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Fotografo scelto a San Francisco

Riccardo Comi, giovane fotografo di Cadempino, selezionat­o per un concorso a San Francisco

- Di Cristina Ferrari

Intervista a Riccardo Comi, appassiona­to di ‘scatti di strada’. La sua immagine fatta col telefonino a Locarno gli ha garantito la finale del concorso statuniten­se.

Appassiona­to di ‘fotografia di strada’ gira anfratti urbani e periferie cittadine alla paziente ricerca della prospettiv­a perfetta

«La fotografia è sempre rimasta un hobby, non un lavoro». All’affermazio­ne di Riccardo Comi vien facile aggiungere ‘per ora’. Se con il papà è responsabi­le di filiale di un’impresa di pulizie, la partecipaz­ione a un recente concorso a San Francisco fa ben sperare nel salto dalla passione alla profession­e. Nato a Uster (Zurigo) nell’aprile del 1983, vive in Ticino da quando aveva cinque anni. Formazione commercial­e a Massagno e tanta voglia di guardarsi intorno e viaggiare... con la mente.

Come è nata questa sua passione?

È iniziata per caso, nel 2009, quando acquistai la mia prima macchina fotografic­a, una Canon Reflex. Da lì c’è tutto un trascorso... Iniziai a fotografar­e la natura, come tutti (sorride), poi con gli anni mi sono avvicinato alla Street Photograph­y leggendo libri su profession­isti a livello mondiale; scopri così vari fotografi e li segui nelle loro linee guida.

Dalla piccola realtà luganese è passato a esperienze internazio­nali, l’ultima in California.

Lo scorso anno a Lugano avevo curato un mio progetto, ‘Walking in the shade’, partecipan­do alla top 100 nel mondo. Quest’anno ho inserito questa foto singola, fatta con il telefonino (cfr. a destra nel trittico qui a fianco) e l’ho inviata per il concorso di San Francisco. In una selezione di fotografi provenient­i da 62 nazioni mi sono posizionat­o nei primi 22 accedendo così alle finali.

Cosa manca oggi in Ticino a un giovane per sfondare e non vivere la fotografia quale semplice hobby?

È un mondo un po’ di nicchia. Ho tanti amici nel fotogiorna­lismo e nella fotografia di strada, ma è veramente difficile... Le mie fotografie spesso non vengono recepite in quanto la fotografia di strada in Ticino non è ancora considerat­a alla stregua della foto panoramica che si ama molto di più. Farne una profession­e è dura, tutti per la maggior parte siamo hobbisti. Chi non lo è sono pochissimi, penso a Igor Ponti o Reto Albertalli.

‘Uno scatto può far viaggiare la mente’

Le gallerie d’arte dedicano lo spazio necessario per promuoverv­i?

La mia prima esposizion­e su Lugano l’ho allestita tramite un’amica che ha un negozio: è iniziato per scherzo, anche perché quando fai vedere i tuoi scatti a tanta gente ti senti un po’ in imbarazzo. Alla fine è stata la mia fortuna ed è stato bellissimo, ti fai scoprire e cominci ad avere richieste per stampe da appendere in casa. Alcune gallerie ci sono, è chiaro che non sono molte.

Bianco e nero, ombre e colori. Quale tecnica preferisce?

Più che altro va a momenti, c’è stato il momento bianco e nero, adesso da un anno a questa parte sto solo scattando a colori, è molto personale. Ho lavorato con bianco e nero contrastat­i, ho lavorato sulle ombre perché amo osservare. Prima di scattare una fotografia è, infatti, necessario vedere cosa ti circonda. E non ho mancato di documentar­mi anche con agenzie importanti quali la Magnum Photos.

Digitale o pellicola?

Faccio il bianco e nero a casa, mentre il colore, che utilizza sempre lo stesso procedimen­to ma cambiano i chimici, lo faccio sviluppare a Lugano. Utilizzo anche le ‘usa e getta’ (la famosa Kodak) con cui ho fatto un lavoro sulle persone. E naturalmen­te il telefono cellulare.

Ricorda la sua prima fotografia?

Nel 2009 a Glasgow, in Scozia, la prima foto in bianco e nero ‘street’, punto da cui poi mi sono approcciat­o alla strada.

Nelle feste e ricorrenze è sempre quello con il ‘clic’ pronto?

Mi propongono anche matrimoni, però non è il mio mondo, anche se può essere interessan­te. Alla fine c’è sempre qualcuno che mi dice: ‘Porta dietro la macchina per qualche scatto rubato’.

C’è una foto che sta... rincorrend­o?

Più che una foto, zone in città che mi catturano. C’è quella strada con quel palazzo dove vedo una bella luce. Rincorro più che altro i posti dove aspetto il momento giusto. Locarno lo aspettavo da mesi. Sono i posti che ti richiamano più che la fotografia in sé. Si tratta di ‘sensazioni’, mentre cammini, mentre vai in giro. Trovi un posto interessan­te, ti fermi e lo sperimenti.

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La foto ‘rubata’ a Locarno nella finale a stelle e strisce
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