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Omicidio Yara, slitta nella notte la sentenza d’Appello

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I giudici della Corte d’assise d’Appello di Brescia si sono riuniti dalle 9.30 fino a notte in Camera di consiglio per emettere il verdetto su Massimo Bossetti, già condannato in primo grado all’ergastolo il 1° luglio 2016 per l’omicidio di Yara Gambirasio. La ragazza 13enne di Brembate di Sopra (Bergamo) era scomparsa il 26 novembre 2010 ed è stata ritrovata morta nel febbraio 2011. «Sono innocente, questo è il più grave errore giudiziari­o di questo secolo», «il vero, i veri assassini sono liberi, stanno ridendo di me e della giustizia», ha dichiarato il muratore ieri mattina davanti ai giudici. Dopo queste dichiarazi­oni spontanee il presidente della Corte Enrico Fischetti ha lasciato intendere che ci sarebbero volute diverse ore per arrivare alla sentenza: «Non abbiamo limiti», ha detto il presidente della Corte prima di uscire dall’aula. I possibili verdetti: conferma della sentenza di ‘fine pena mai’, riforma parziale del primo grado – l’accusa chiede l’ergastolo con isolamento diurno per sei mesi –, assoluzion­e oppure perizia sul Dna, la traccia mista trovata su slip e leggings della 13enne attribuita a Ignoto 1, poi identifica­to in Bossetti. L’imputato – padre di tre figli – è accusato di omicidio pluriaggra­vato e di calunnia nei confronti di un collega su cui avrebbe cercato di indirizzar­e le indagini. Per l’accusa è «ineccepibi­le» la sentenza con cui la Corte d’Assise di Bergamo, un anno fa, lo aveva condannato all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne e dalla prova del Dna è arrivata la «assoluta certezza» della sua responsabi­lità; più una serie di indizi che fanno da corollario: il suo furgone nelle immagini delle telecamere nei pressi della palestra da cui Yara scomparve, le fibre trovate sul corpo della ragazza, compatibil­i con quelle dei sedili del Fiat Daily del muratore. Da qui la richiesta della conferma del carcere a vita e anche di sei mesi di isolamento diurno per aver «incolpato» un collega, cercando di indirizzar­e le indagini su di lui. Dalla presunta calunnia Bossetti era stato assolto in primo grado.

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