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L’Izoard farà ancora ‘incazzare’ i francesi?

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“How long is a Swatch minute?”. La domanda di una famosa pubblicità che “spaccava” alla fine degli anni Novanta del secolo scorso aveva una risposta chiara: “Time is what you make of it”. Come dire: ogni secondo conta. Ed è proprio ciò che ha affermato nei giorni scorsi Chris Froome in relazione a una classifica generale mai così serrata nella storia del Tour de France: quattro ciclisti (Froome, Aru, Bardet e Uran) racchiusi in meno di mezzo minuto. E senza la garanzia che l’ultima settimana, al via oggi da Le Puy-en-Velay, possa cambiare in modo sostanzial­e lo stato delle cose. Certo, Froome ha dalla sua una cronometro finale di 22,5 km (sabato) e una squadra che anche nella tappa di domenica, nei concitati momenti del problema meccanico del leader, ha ribadito di essere la più forte. Ma in salita le frullate del keniano bianco fanno meno male rispetto agli scorsi anni, tanto che Aru, Bardet e Uran (e pure il compagno di squadra Landa) sembrano essere superiori quando la strada s’impenna. Domani e giovedì, dunque, su Croix de Fer, Télégraphe, Galibier prima, Vars e Izoard poi, la maglia gialla potrebbe ancora passare di mano, senza per altro distacchi significat­ivi. «Deciderà l’Izoard», ha affermato Aru. Quella mitica salita entrata nell’immaginari­o collettivo anche grazie a due canzoni che la ricordano: “Bartali” di Paolo Conte (i francesi che si incazzano ripensando all’impresa di Ginettacci­o nel 1948) e “La leggenda di Fausto Coppi” di Gino Paoli (“un omino con le ruote contro l’Izoard”).

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I francesi puntano su Bardet

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