‘Cara presidente, serve una moratoria’
Il comitato Uniti in difesa del servizio postale scrive a Doris Leuthard
C’è posta per Doris Leuthard. Mittente il Comitato ticinese ‘Uniti in difesa del servizio postale’, che ribadisce la richiesta di una moratoria. “Ci appelliamo a lei affinché il Consiglio federale sospenda la chiusura degli uffici postali”, scrive il Comitato – a cui aderiscono sindacati, partiti e associazioni a difesa del servizio pubblico – nella lettera aperta indirizzata ieri alla responsabile del Datec (Dipartimento ambiente, trasporti, energia e comunicazioni). La moratoria fino a quando il Gigante giallo non avrà presentato “un progetto chiaro sulla futura rete degli uffici postali, in maniera trasparente e nel rispetto della volontà della popolazione”. È quanto del resto sollecita, si osserva ancora nella missiva, anche la mozione della consigliera nazionale socialista Susanne Leutenegger Oberholzer. La Posta, prosegue il Comitato, “ha recentemente annunciato che intende quasi dimezzare il numero degli uffici postali nella nostra regione, passando dai 109 attuali a 48 entro il 2020”: l’azienda “parla di trasformazione ma i punti di accesso proposti, oltre a peggiorare il servizio offerto, creano dumping salariale”. Un problema che in Ticino “è purtroppo molto diffuso”, si afferma nella lettera a Leuthard firmata dal responsabile regionale di Syndicom Marco Forte, dal capogruppo del Ps in Gran Consiglio Ivo Durisch e dal presidente dell’Unione sindacale svizzera Ticino e Moesano Graziano Pestoni. Oggi, sostiene il Comitato, la Posta “non dialoga con i Comuni ma impone le proprie decisioni”. Il 1° Agosto Leuthard sarà a Lugano: “Una nostra delegazione avrebbe piacere di poterle consegnare un ‘piccolo corno svizzero’ che come la Posta è un valore nazionale”. Dono a parte, «speriamo sia l’occasione per discutere con lei della questione», dice Marco Forte. Il ridimensionamento, rispetto alla decisione iniziale dell’azienda, del numero di uffici postali che verranno chiusi in Ticino «non ci soddisfa per niente: vi è comunque quasi un dimezzamento e i restanti 61 sono salvi solo fino al 2020. Secondo noi il progetto in generale non è trasparente e crea malcontento nei cittadini. Il Nazionale si è espresso a favore di una revisione della legge sulla Posta, ebbene noi chiediamo che tale progetto venga sospeso e ridiscusso con noi».