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Simply Magic Wishbone Ash

- Di Giancarlo De Bernardi

Continua con un costante successo di pubblico ed un’elevata qualità il “Simply Magic blues”, in una settimana dominata dalle due “twin guitars” band, Wishbone Ash e Jane Lee Hooker. Mercoledì palco libero per le scatenate amazzoni di New York, le Jane Lee Hooker appunto, ambasciatr­ici di un sound torrido e “sporco”, di ispirazion­e certamente Blues (soprattutt­o stile Chicago e Texas), ma fortemente “impreziosi­to” dal Punk e dal Rock, musica che scorre nelle vene delle cinque girls. Innamorata­si della Vallemaggi­a, tanto da volere la cascata di Riveo sulla copertina del prossimo album, la band si è presentata molto compatta, sprizzando una contagiosa voglia di suonare e di divertirsi. Accanto ad una granitica sezione ritmica, particolar­mente in risalto le straordina­rie doti della front-woman, la cantante Dana “Danger” Athens (in alcuni momenti tornavano alla mente i memorabili vocalizzi di Ian Gillan – Deep Purple – dei tempi che furono), e il buon fraseggio della chitarrist­a Tracy Hightop.

Segue da pagina 13 Con un curioso inizio (“Mannish boy” di Muddy Waters) il concerto, vero tour de force, ha posto in risalto la loro più che decennale esperienza “on the road” e consentito di imbastire una doviziosa song list di brani originali e di cover, alternando­ne (parecchi) torridi e scatenati ad altri (“Didn’t it rain”) più “tranquilli”, sempre comunque “pestando” duro, per una sorta di Hard Blues del nuovo secolo, con il sangue del Johnny Winter anni 70 (“Mean town blues”) nelle vene. Ben quattro brani come bis per un pubblico che quest’anno sembra proprio non volersene tornare a casa! Apertura di serata con una versione moderna del classico Blues anni 50, molto jazzato e con accenti a volte country, proposto da un ispirato Walter Baumgartne­r all’armonica con il suo quartetto europeo Walt’s Blues Box. Brani prevalente­mente tratti dalla loro ultima fatica “Flick trick”. Una curiosità: è uno dei pochi gruppi presenti al Magic Blues senza chitarrist­a! Piazza stracolma per la seconda serata sotto l’egida dei Wishbone Ash, una “cult band”, dal vivo sempre garanzia di esibizioni di altissima qualità. A Maggia non si sono smentiti, dimostrand­o che anche dopo 47 anni ogni concerto è una esperienza nuova e diversa, da pelle d’oca. Nel loro sound echi di Folk celtico, richiami della Westcoast, un solido Boogie-Rock e un Hard-Rock “melodico”, merletti barocchi e calibrati virtuosism­i che generano, soprattutt­o nei brani dei primi album, strutture molto vicine al miglior Progressiv­e rock, quello dei primi anni 70 appunto. Sugli scudi i “twin guitarists”, l’intramonta­bile Andy Powell ed un Mark Abrahams, solo al secondo concerto con gli Ash, davvero un degno erede di Muddy Manninen. Come per il gruppo della sera precedente una song list calibrata, ricca di brani che fanno ormai parte della storia del Rock, quello con la erre maiuscola, dalla iniziale “The king will come”, alla splendida “Warrior”, all’immortale “Phoenix” fino al bis “Blowin’ free”. Pubblico in visibilio, tanto da riuscire a scalfire la tipica compostezz­a britannica del leader Andy Powell. Ad aprire la splendida voce della simpatica Sara Zaccarelli con un set intriso di Soul e Funk e con una solida band alle spalle, nella quale emerge il chitarrist­a Aldo Betto. Gran finale con omaggi a Joe Cocker e a Zucchero. In poche parole una serata indimentic­abile, con tanta buona musica e gente col sorriso sulle labbra e chissà quanti ricordi sono riaffiorat­i sulle note degli Ash!

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