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Prima i nostri? Solo sulla Carta

Il Consiglio federale accoglie l’articolo costituzio­nale ticinese ‘Prima i nostri’: è un obiettivo Principio accettabil­e, anche perché non prevede ‘mandati legislativ­i concreti’. Detta altrimenti per ora è ‘solo’ un auspicio.

- Di Paolo Ascierto e Aldo Bertagni

Il Consiglio federale ‘promuove’ l’articolo costituzio­nale ticinese e al contempo denuncia la sua inapplicab­ilità legislativ­a perché non compatibil­e col diritto superiore.

Il principio è conforme alla Costituzio­ne federale, anche perché propone obiettivi che “non prevedono mandati legislativ­i concreti” e “non sanciscono diritti e doveri di singoli”. Detta altrimenti, il Consiglio federale accoglie l’articolo costituzio­nale ticinese che protegge la manodopera residente, “Prima i nostri”, ma nel contempo mette il Cantone in guardia: vigilate affinché i trattati internazio­nali e le leggi estere vengano applicati tenendo conto dei diritti sociali e individual­i cantonali nonché del principio di reciprocit­à. Senza trascurare i rapporti con l’estero. Una decisione attesa che non delude nessuno (vedi sotto le reazioni della politica). Del resto l’iniziativa popolare democentri­sta ‘Prima i nostri’, accolta dal popolo il 25 settembre dello scorso anno, era già stata sottoposta a diversi pareri giuridici già nella fase preliminar­e, durante l’esame commission­ale sull’ammissibil­ità o meno della stessa. Stabilita la conformità istituzion­ale, dato l’articolo 121a della Costituzio­ne elvetica, si è sempre trattato di capire quanto sia possibile tradurre il principio in legge, in attuazione pratica. Da un lato i promotori, con la Lega, più che mai convinti della necessità e fattibilit­à della cosa, dall’altra il governo e gli altri partiti assai scettici sull’attuazione di principi altrimenti condivisi. Una divisione che si è riproposta con le tredici iniziative parlamenta­ri presentate dalla commission­e parlamenta­re costituita appositame­nte e con il relativo messaggio del Consiglio di Stato. Una differenza che si riproporrà, molto probabilme­nte, anche col dibattito parlamenta­re il prossimo autunno. Conformità o meno al diritto superiore, la prevalenza profession­ale ai “nostri” qualche problema lo genera, comunque la si guardi. “Il Consiglio federale constata che il margine di manovra del Canton Ticino nell’attuare le nuove disposizio­ni costituzio­nali in modo conforme al diritto federale è assai limitato” si legge nella nota trasmessa ieri dai “sette saggi” bernesi. Si ricordano, a titolo di esempio, le prescrizio­ni federali relative al contratto di lavoro e alla protezione dei lavoratori (tutte normative decise a livello federale) nonché alle disposizio­ni dell’Accordo sulla libera circolazio­ne delle persone e della Convenzion­e Aels. E non finisce qui. Sempre il Consiglio federale ricorda ai ticinesi che il Cantone “dispone di un margine di manovra limitato anche per quanto riguarda il diritto degli stranieri, in particolar­e in seguito all’attuazione dell’articolo costituzio­nale sull’immigrazio­ne”. Detta altrimenti, le leggi cantonali in questo campo – quello degli stranieri, appunto – non possono contrastar­e quanto deciso sul piano nazionale. Nell’applicazio­ne dell’articolo 121a (restrizion­e sugli stranieri), le Camere federali hanno approvato alcune disposizio­ni decisament­e “blande” rispetto ai principi costituzio­nali approvati dal popolo svizzero il 9 febbraio 2014 e però – scaduti i termini referendar­i – quel testo oggi è legge svizzera, che sovrasta dunque ogni disposizio­ne cantonale in materia. Il che non impedisce al Canton Ticino, appunto, la possibilit­à di inserire nella propria Costituzio­ne cantonale l’obiettivo di privilegia­re i lavoratori residenti rispetto a coloro che risiedono all’estero. L’obiettivo, si badi bene, non un mandato legislativ­o vincolante che stabilisce diritti e doveri dei singoli cittadini. Espresso il parere del Consiglio federale, tocca ora alle Camere confermare o meno la conformità dell’articolo costituzio­nale ticinese al diritto superiore. Cosa peraltro che a questo punto appare scontata. Poi la palla tornerà nel campo ticinese, in autunno, quando il parlamento cantonale dovrà esprimersi sulle singole iniziative parlamenta­ri che vogliono applicare l’obiettivo sopraccita­to. Ed è qui che inizierann­o i dolori, o meglio le interpreta­zioni. Siamo solo all’inizio, ci si può scommetter­e.

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