Prima i nostri? Solo sulla Carta
Il Consiglio federale accoglie l’articolo costituzionale ticinese ‘Prima i nostri’: è un obiettivo Principio accettabile, anche perché non prevede ‘mandati legislativi concreti’. Detta altrimenti per ora è ‘solo’ un auspicio.
Il Consiglio federale ‘promuove’ l’articolo costituzionale ticinese e al contempo denuncia la sua inapplicabilità legislativa perché non compatibile col diritto superiore.
Il principio è conforme alla Costituzione federale, anche perché propone obiettivi che “non prevedono mandati legislativi concreti” e “non sanciscono diritti e doveri di singoli”. Detta altrimenti, il Consiglio federale accoglie l’articolo costituzionale ticinese che protegge la manodopera residente, “Prima i nostri”, ma nel contempo mette il Cantone in guardia: vigilate affinché i trattati internazionali e le leggi estere vengano applicati tenendo conto dei diritti sociali e individuali cantonali nonché del principio di reciprocità. Senza trascurare i rapporti con l’estero. Una decisione attesa che non delude nessuno (vedi sotto le reazioni della politica). Del resto l’iniziativa popolare democentrista ‘Prima i nostri’, accolta dal popolo il 25 settembre dello scorso anno, era già stata sottoposta a diversi pareri giuridici già nella fase preliminare, durante l’esame commissionale sull’ammissibilità o meno della stessa. Stabilita la conformità istituzionale, dato l’articolo 121a della Costituzione elvetica, si è sempre trattato di capire quanto sia possibile tradurre il principio in legge, in attuazione pratica. Da un lato i promotori, con la Lega, più che mai convinti della necessità e fattibilità della cosa, dall’altra il governo e gli altri partiti assai scettici sull’attuazione di principi altrimenti condivisi. Una divisione che si è riproposta con le tredici iniziative parlamentari presentate dalla commissione parlamentare costituita appositamente e con il relativo messaggio del Consiglio di Stato. Una differenza che si riproporrà, molto probabilmente, anche col dibattito parlamentare il prossimo autunno. Conformità o meno al diritto superiore, la prevalenza professionale ai “nostri” qualche problema lo genera, comunque la si guardi. “Il Consiglio federale constata che il margine di manovra del Canton Ticino nell’attuare le nuove disposizioni costituzionali in modo conforme al diritto federale è assai limitato” si legge nella nota trasmessa ieri dai “sette saggi” bernesi. Si ricordano, a titolo di esempio, le prescrizioni federali relative al contratto di lavoro e alla protezione dei lavoratori (tutte normative decise a livello federale) nonché alle disposizioni dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone e della Convenzione Aels. E non finisce qui. Sempre il Consiglio federale ricorda ai ticinesi che il Cantone “dispone di un margine di manovra limitato anche per quanto riguarda il diritto degli stranieri, in particolare in seguito all’attuazione dell’articolo costituzionale sull’immigrazione”. Detta altrimenti, le leggi cantonali in questo campo – quello degli stranieri, appunto – non possono contrastare quanto deciso sul piano nazionale. Nell’applicazione dell’articolo 121a (restrizione sugli stranieri), le Camere federali hanno approvato alcune disposizioni decisamente “blande” rispetto ai principi costituzionali approvati dal popolo svizzero il 9 febbraio 2014 e però – scaduti i termini referendari – quel testo oggi è legge svizzera, che sovrasta dunque ogni disposizione cantonale in materia. Il che non impedisce al Canton Ticino, appunto, la possibilità di inserire nella propria Costituzione cantonale l’obiettivo di privilegiare i lavoratori residenti rispetto a coloro che risiedono all’estero. L’obiettivo, si badi bene, non un mandato legislativo vincolante che stabilisce diritti e doveri dei singoli cittadini. Espresso il parere del Consiglio federale, tocca ora alle Camere confermare o meno la conformità dell’articolo costituzionale ticinese al diritto superiore. Cosa peraltro che a questo punto appare scontata. Poi la palla tornerà nel campo ticinese, in autunno, quando il parlamento cantonale dovrà esprimersi sulle singole iniziative parlamentari che vogliono applicare l’obiettivo sopraccitato. Ed è qui che inizieranno i dolori, o meglio le interpretazioni. Siamo solo all’inizio, ci si può scommettere.