Altri modi di abitare
Un nuovo modo di abitare. Nuovo per il Ticino, perché oltre Gottardo le cooperative esistono e funzionano da tempo. Ed è necessario che anche nel nostro cantone venga diffuso questo sistema che può funzionare solo se è conosciuto e se l’esigenza si manifesta dal “basso”, ossia da gruppi di persone con interessi comuni che decidono di vivere assieme. Ma andiamo con ordine. Nei mesi scorsi è stata costituita la sezione della Svizzera italiana di Cooperative di abitazione Svizzera (Wbg–Schweiz), associazione nazionale mantello. E l’argomento lo affrontiamo con la presidente Monique Bosco-von Allmen. Dapprima, una premessa: «Immaginiamo il Ticino fra una quindicina d’anni, quando le persone nate nel periodo del baby boom avranno l’età della pensione e gli anziani saranno oltre il 30% nel nostro cantone, di più rispetto al resto della Svizzera. Se non pensiamo a qualcosa di interessante per le famiglie giovani, penso che lo squilibrio nella società non potrà che aggravarsi. Ecco perché ho sentito l’esigenza di divulgare e di stimolare la curiosità verso altre maniere di vivere come le cooperative che rappresentano un approccio diverso all’organizzazione della vita di tutte le generazioni e categorie sociali. Ritengo importante che le persone comincino a riflettere su queste possibilità». Monique Bosco-von Allmen è convinta che «bisognerà tornare ad aiutarsi fra vicini: quello che succedeva qualche decennio fa all’interno dei nuclei familiari oggi è più complicato perché le famiglie sono diverse rispetto al passato». La necessità di diffondere le conoscenze delle cooperative non dev’essere percepita come una forzatura dettata dal “vogliamoci tutti bene”, bensì da un interesse comune e dalla comprensione che si tratta di un tornaconto per tutti. D’altra parte lo Stato, prosegue la presidente della sezione della Svizzera italiana di Cooperative di abitazione Svizzera, «già ora è pieno di debiti e difficilmente potrà far fronte alle spese future destinate ad aumentare alla luce dell’invecchiamento
della popolazione. Oltre a ciò, i giovani tenderanno ad allontanarsi dal Ticino se non avranno le opportunità di organizzare la vita quotidiana in una maniera più semplice. E ci sarà uno squilibrio». Ma come funzionano le cooperative d’abitazione? «Sono società senza scopo di lucro, l’idea alla base è quella di dare e ricevere. Potrebbero “risorgere”
dimensioni di socialità andate perse, di aiuto reciproco, di buon vicinato. D’altro canto, le persone di tutte le generazioni potranno risparmiare riducendo la complessità della vita, lo stress e i costi di gestione della quotidianità. Se alcuni spazi e servizi vengono condivisi, la spesa si riduce. E per i giovani che oggi faticano a trovare spazi abitativi sufficientemente grandi a prezzi accessibili,
l’alternativa è quella di rinunciare a formare una famiglia perché non se lo possono permettere». Aiuti che prima erano a disposizione all’interno dei nuclei familiari, ad esempio per la cura dei figli quando i genitori sono assenti per lavoro, oggi non lo sono più per tutti. «Ciò lo si può fare in zone geografiche diverse, per esempio anche nelle valli per rivitalizzarle». In altre parole, avere a disposizione una rete sociale di persone attorno potrebbe risolvere in maniera ottimale una serie di problemi concreti. Come detto, il presupposto affinché il sistema funzioni «è che siano i cittadini stessi a volerlo tornando ad aiutarsi l’un l’altro. Vivere in una cooperativa di abitazione rappresenta una forma che si situa fra l’essere inquilino e l’essere proprietario».