Verdi, la perizia che sorride ai ‘fedelissimi’
Finanziamento pubblico dei gruppi parlamentari, il secondo parere giuridico: quei soldi spettano al partito
Quei soldi, e si parla di quasi sessantamila franchi all’anno, spettano al partito. Perché così aveva deciso a suo tempo il gruppo parlamentare. E certe decisioni non si cambiano. Specie ora che in quel gruppo spaccato a metà non è possibile costruire maggioranze. È in sintesi quanto conclude una controperizia sulla diatriba interna ai Verdi. Una controperizia voluta dai vertici del movimento, elaborata e consegnata di recente dall’ex consulente giuridico del Consiglio di Stato Guido Corti e che, stando a quanto appreso dalla ‘Regione’, rimescola le carte in tavola. Le carte di una partita che oramai non si gioca più nel solo campo ecologista. I fatti. Lo scorso mese di maggio le granconsigliere Maristella Patuzzi e Tamara Merlo hanno raggiunto il collega Franco Denti sulla lista degli espulsi dai Verdi. Espulsioni che hanno messo in discussione la sopravvivenza stessa del gruppo parlamentare ecologista. Perché, così vuole la legge, non esiste gruppo con meno di cinque deputati. E perciò i tre ‘fedelissimi’ – ossia Francesco Maggi, Michela Delcò Petralli e Claudia Crivelli Barella – si vedono costretti a convivere con i tre espulsi. E viceversa. Una convivenza non semplice. Da un lato perché il ‘tre contro tre’ non permette di costruire maggioranze che potrebbero, per esempio, modificare i volti dei rappresentanti nelle diverse commissioni; dall’altro perché è anche una questione di soldi. In particolare quelli provenienti dal finanziamento pubblico ai partiti che siedono nelle commissioni: quarantamila franchi all’anno più tremila per ogni deputato. Nel caso dei Verdi a chi vanno versati? Al partito, come avrebbe deciso lo stesso gruppo a suo tempo, oppure su un conto a disposizione dei sei granconsiglieri? Una questione rimasta in sospeso prima dell’inizio dell’estate. Così come in sospeso è il versamento della somma: l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio – che aveva chiesto una perizia al proprio giurista sul ‘caso Verdi’ – attende che ‘fedelissimi’ ed espulsi giungano a un accordo prima di procedere al bonifico. Un accordo che dovrà quindi tener conto anche dei contenuti della controperizia. Per la quale quei soldi spettano per l’appunto al partito.