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Chi vuole l’area lo smantelli

La presenza sul sedime di un prototipo realizzato dall’Airlight Energy fa scendere il valore sotto lo zero All’asta il diritto di superficie per due ditte recentemen­te fallite nelle Tre Valli. Per la società di Biasca emergono imposte non pagate fin dal 2

- Di Samantha Ghisla

Solitament­e finiscono all’asta immobili di proprietà della stessa persona, o società, che detiene anche il terreno. Non è il caso per le due aste in programma il prossimo mese di settembre a Bellinzona, distinte ma accomunate dal fatto che si sono rese necessarie a seguito del fallimento di due ditte che erano attive nelle Tre Valli. All’incanto verrà battuto il diritto di superficie per i sedimi pubblici che venivano occupati dalle ditte. Nel caso dell’Airlight Energy Manufactur­ing Sa di Biasca fallita circa un anno fa – la cui holding è pure fallita a inizio luglio – i documenti relativi all’asta prevista il 20 settembre fanno emergere nuovi dettagli sulla ditta che era attiva nel campo dell’energia rinnovabil­e. Saltano all’occhio in particolar­e, nell’elenco dei creditori, imposte comunali immobiliar­i e cantonali non pagate sin dal 2013 (le prime, per un totale di 8’653 franchi) e dal 2014 (le seconde, per 29mila franchi circa). Ovvero negli anni in cui ancora non trapelavan­o problemi economici della società che all’epoca stava costruendo un impianto solare termodinam­ico in Marocco. Anche la holding, come si evince dal Foglio ufficiale dell’11 agosto, aveva fatture non pagate di importi minimi come, a titolo d’esempio, 200 franchi per l’Ufficio esazione e condoni. Cifre che sembrano irrisorie consideran­do gli investimen­ti (in parte sussidiati) nei progetti di oltre 100 milioni di franchi, che probabilme­nte erano sintomo dell’equilibrio precario in cui si trovava la società. Pur avendo realizzato i prototipi per concentrar­e l’energia solare, la commercial­izzazione dei prodotti non è andata a buon fine causando la chiusura e il licenziame­nto di una trentina di dipendenti. Ricordiamo che a carico degli ex dirigenti è stata aperta un’inchiesta penale: finora la procuratri­ce pubblica Fiorenza Bergomi ha effettuato una prima serie di interrogat­ori al fine di verificare l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolent­a.

Area per industrie innovative

Il diritto di superficie all’asta è di secondo grado: il Patriziato di Biasca l’aveva infatti concesso al Comune, che a sua volta l’aveva ceduto alla società. Un’altra particolar­ità emerge dal referto peritale effettuato per l’incanto. Mentre il diritto di superficie sul sedime di 11mila metri quadrati che ospita il capannone industrial­e (“in pessimo stato di manutenzio­ne”) è stimato a 2 milioni, l’altro terreno presenta un valore di -230mila franchi, ovvero negativo, anche se la base d’asta parte da zero. Il motivo è presto spiegato: poiché il sedime di quasi 5mila metri quadrati ospita un vasto prototipo, chi s’insedierà qui dovrà calcolare una spesa di al-

Per smontare e portare via i pezzi del manufatto viene stimata una spesa di almeno 90mila franchi

meno 90mila franchi per provvedere allo smantellam­ento del manufatto in modo da “rendere il fondo edificabil­e”. Secondo le norme di attuazione del Piano regolatore, il Comune precisa che in quest’area sono ammesse solo attività industrial­i, “di regola con alto valore aggiunto” e “un buon potenziale innovativo”. Limitazion­e

che ha pure inciso sul valore del diritto di superficie posto all’asta. Cinque giorni prima, il 15 settembre, all’incanto andrà invece il diritto di superficie per un sedime di circa 7’800 m2 (su cui è presente un edificio di 3mila m2) occupato fino alla scorsa estate dalla Oemb Sa di Giornico. Il valore ufficiale per poter

usufruire del terreno di proprietà comunale supera di poco gli 1,6 milioni. Come nel caso dell’Airlight Energy, anche qui emergono scoperti non pagati relativi a imposte comunali e cantonali dal 2013 in poi. Il centro di formazione della società è stato nel frattempo inglobato nel campus promosso da Aet a Bodio.

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