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Oltre la pedofilia

Momenti di lettura / Il caso editoriale dell’estate, ‘Bruciare tutto’ di Walter Siti Un prete e i suoi fantasmi, il rapporto scabroso con un ragazzino, il passato che ritorna, la dedica del libro a don Milani... Siti torna a far discutere, ma soprattutt­o

- Roberto Falconi

Dell’ultimo romanzo di Walter Siti si è cominciato a discutere con inusuale (per un libro) animosità ancor prima che arrivasse sugli scaffali delle librerie. A innescare la polemica è stata Michela Marzano su ‘Repubblica’, con una recensione che denunciava come l’autore avesse ampiamente varcato confini oltre i quali (nemmeno) la letteratur­a può spingersi. Il libro parla infatti di don Leo Bazzoli, prete milanese poco più che trentenne che a Roma, al tempo del seminario, ebbe un rapporto sessuale con un ragazzino di undici anni. Il quale, esattament­e a metà racconto, torna a trovarlo, turbando la relazione tra Leo e Andrea, un bambino che segue il doposcuola della parrocchia. Prima dei loro due gesti estremi; e basterà qui dire che il secondo, quello di don Leo, riprenderà il titolo, chiudendo così circolarme­nte il romanzo. Si aggiunga che il libro è dedicato “all’ombra ferita e forte di don Lorenzo Milani”, ed è uscito, tra l’altro, quasi contempora­neamente ai due volumi dei “Meridiani” della Mondadori che raccolgono tutte le opere del maestro di Barbiana. Da qui una virulenta discussion­e sul testo in questione e sul ruolo della letteratur­a, una polemica che a tratti è sembrata quasi costruita ad arte; e forse non è del tutto casuale nemmeno che il libro sia stato pubblicato alla vigilia della prima edizione di ‘Tempo di Libri’, la fiera milanese che ha sancito la frattura con lo storico Salone torinese e che ne ha subito approfitta­to per un confronto pubblico tra Siti e Marzano.

Che cosa replicare al desiderio

di olocausto

Credo, con Goffredo Fofi, che in tanto levarsi di voci si sia persa un’occasione per parlare del libro e del suo valore, dato che le pagine scabrose e la dedica di cui si è detto ne rappresent­ano elementi altamente secondari. ‘Bruciare tutto’ è in primis un romanzo sul presente, come, del resto, tutte le opere narrative dell’autore, anche se non mi spingerei, come fa Fofi, ad accostargl­i un libro imprescind­ibile quale ‘Riportando tutto a casa’ di Nicola Lagioia, davvero un ritratto definitivo degli anni 80 del secolo scorso. Siti abbandona l’autofictio­n di cui è indiscusso maestro e lascia la scena a don Leo, prete che crede autenticam­ente in Dio, fino a sfidarlo (“Forse l’atto supremo di umiltà sarebbe escludersi dall’amicizia con Dio per restare accanto alla massa immensa e sventurata dei non credenti”), e al quale non manca la

capacità di interrogar­si in modo scomodo e problemati­co sulla crisi dell’Occidente (“Riempiamo i bistrots, torniamo a ballare e ad ascoltare i gruppi rock. Questi sono dunque i valori occidental­i? Al desiderio di offrire la propria vita in olocausto non sappiamo replicare che con Bataclan?”). Attorno a lui e ai suoi fantasmi è descritto un coro di personaggi confrontat­i con le proprie angosce e le proprie sconfitte, sullo sfondo della Milano benestante dei nostri giorni. Un ambiente ricostruit­o specie nella prima parte del romanzo, attraverso un mimetismo che è cifra stilistica peculiare dell’autore e che qui mi pare tuttavia meno efficace rispetto alle opere precedenti (penso in particolar­e a ‘Troppi paradisi’), anche a causa di un eccesso di verbosità. Mi sembrano questi gli aspetti su cui occorrereb­be, eventualme­nte, indagare il romanzo di Siti.

Walter Siti, ‘Bruciare tutto’, Rizzoli.

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La copertina

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