‘Sì’ in leggero vantaggio
Primo sondaggio del gfs.bern: maggioranza del 53 per cento a favore della riforma delle pensioni
I contrari alla Previdenza 2020 e al relativo aumento dell’Iva si attestano al 41-42%. Maggiore indecisione tra i giovani.
Un sondaggio di Tamedia pubblicato dieci giorni fa registrava un 52% di ‘sì’ all’aumento dell’Iva a favore dell’Avs e un 54% di ‘no’ alla ‘Previdenza per la vecchiaia 2020’ (P2020) in sé. Un’indagine demoscopica svolta a inizio agosto dal gfs.bern per conto della Ssr Srg offre ora una radiografia diversa degli umori dell’elettorato: una maggioranza (53%) è favorevole sia alla riforma delle pensioni, sia al relativo aumento dell’imposta sul valore aggiunto. Perché la riforma entri in vigore, entrambi gli oggetti devono essere approvati alle urne. L’aumento dell’Iva (modifica costituzionale) dev’essere accolto da popolo e Cantoni. Alla fine potrebbe essere decisiva proprio questa seconda maggioranza, con i piccoli e numerosi Cantoni della Svizzera centrale e orientale a fungere da ago della bilancia. I sondaggi però non dicono nulla al proposito, limitandosi a fornire indicazioni sul voto popolare e sulle intenzioni di voto per regione linguistica. Le differenze tra una regione e l’altra sono “incredibilmente deboli”, rileva al riguardo il gfs.bern: anche nella Svizzera italiana i favorevoli alla riforma e al connesso aumento dell’Iva sono il 53%, perfettamente in linea con il dato a livello nazionale. Secondo il sondaggio (margine di errore +/- 2,9%, con una probabilità del 95%), i contrari si attestano al 42% per la riforma e al 41% per l’Iva; gli indecisi sono rispettivamente il 5 e il 6 per cento. La formazione dell’opinione, tenuto conto del periodo dell’inchiesta, è già a uno stadio avanzato, indica gfs.bern. A livello sociodemografico i risultati sono molto simili per i due temi. L’istituto ha dunque deciso di prendere in considerazione solo i dati per il progetto di riforma. A livello politico gli elettori Ps, Ppd e Verdi sono i più schierati a sostegno della riforma, mentre fra i simpatizzanti Udc e Plr solo una debole maggioranza appare contraria. Com’era stato il caso in maggio con Doris Leuthard in occasione della votazione sulla Strategia energetica 2050, anche la posizione del consigliere federale Alain Berset sembra giocare un ruolo importante: il 65% degli elettori che lo trovano credibile vota a favore, mentre il 76% di coloro che non hanno fiducia in lui rigetta il progetto. Nei grandi agglomerati urbani il 58% si dice a favore; in quelli piccoli e medi la percentuale cala al 54%. Nelle regioni di campagna il 48% afferma di essere contrario, mentre i ‘sì’ sarebbero il 46%. Si rilevano differenze anche tra gli intervistati senza diploma di formazione professionale (54% di no) e quelli che dispongono di un diploma di formazione professionale o esercitano mestieri accademici (54% di sì). Il sondaggio rileva che il conflitto generazionale, elemento centrale della campagna, non è tuttavia marcato: i più giovani sono maggiormente indecisi, mentre le persone tra i 40 e i 64 anni e i pensionati sono per il ‘sì’. L’argomento più gettonato (71% di favorevoli o tendenzialmente favorevoli) sottolinea che è ora di concludere un compromesso dopo 20 anni di immobilismo. Una debole maggioranza approva gli altri argomenti a favore. Per quanto riguarda i contrari, il 59% pensa che l’aumento delle rendite Avs, secondo il principio dell’innaffiatoio, vada a vantaggio di chi non ne ha bisogno. Una debole maggioranza sostiene che la riforma delle pensioni non permetterà di garantire rendite in futuro (52%) e che l’età del pensionamento per le donne non deve essere aumentata fino a quando il trattamento salariale rimane ingiusto (51 per cento).