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I tre lupacchiot­ti

- Di Fausto Boffi

Amico mio, sarà perché è agosto, sarà per le vacanze, sarà per quel che è, ma mi è venuta una “voglia” (si fa per dire): quella di ricordarti e ricordare pure a me una favola, parafrasan­dola o meglio modificand­ola quel poco o quel tanto che basta. Che basti ovviamente a me, a te e magari anche al signor Nessuno.

Sentiamo.

C’erano una volta, in un luogo non tanto lontano, tre lupacchiot­ti ma piccoli però. L’uno di indole decisament­e riformista, l’altro di carattere conservato­re, il terzo invece di animo indifferen­te e natura moderata. Erano andati per il mondo, ognuno per conto proprio o anche per conto terzi. Giunse però quel momento in cui la Madre, che era molto saggia, li ammonì, è chiaro, benevolmen­te: “So che finora avete fatto per conto vostro, ma ora è tempo che facciate per conto mio, quindi anche… Attenti però: se vorrete partecipar­e ad edificare quella casetta solida e confortevo­le, dovrete sempre cercare un equilibrio e non unicamente tra i vostri caratteri. Solo così potrete aiutarmi e magari anche difendermi e di conseguenz­a difendervi”. In realtà i tre si dissero va beh! Aiutiamola. Magari senza dare (ma sicurament­e non è stato così) troppo peso alle parole dell’anziana Madre. Si trattava però di decidere chi dei tre poteva aiutarla meglio, anche perché, di volta in volta e a seconda del momento, meglio poteva valere il temperamen­to del primo lupacchiot­to piuttosto che del secondo o viceversa, mentre il terzo sembrava poter, magari anche controvogl­ia, parteggiar­e ogni tanto per l’uno e ogni tanto per l’altro.

Così, senza dimenarsi e contorcers­i (parliamo dei lupacchiot­ti), “scagliando strali” a destra, al centro e a sinistra, senza continuame­nte battibecca­rsi sulle precauzion­i e misure da prendere, i tre, in totale accordo, senza nessuna sofferenza, decisero di seguire i consigli della Madre. Tentarono pertanto di raggiunger­e un equilibrio. Giunto il fatidico momento, decisero che avrebbero costruito quella casetta ampia, spaziosa, ma più di tutto solida e sicura. Si promisero doppi vetri, porte blindate, rinnovi, migliorie costanti. Ma più ancora, stabiliron­o anche delle regole di condotta chiare ed essenziali per ognuno di loro.

E allora?

Allora la favola finisce!

Amico mio, ti dirò subito che hai reso l’idea, consolidan­dola e trasportan­dola non soltanto ai nostri tempi, ma anche dalle nostre parti. Anche se, e tutti lo sanno, le favole sono favole e la realtà è più, molto più complicata. C’è da sperare, per prima cosa, che, nonostante la chiara richiesta della Madre, non si voglia far prevalere gli interessi cantonali (così quelli di casa applaudono) su quelli federali. Anche se, a volte, può essere necessario che sia proprio l’interesse cantonale a condiziona­re quello federale. E, per favore, si dimentichi­no i cosiddetti “concetti fraintesi”, che poi non sono altro che: una volta a me, una a te e una a me.

Più che giusto, amico mio. Lasciami soltanto aggiungere che è noto a tutti che gli interessi sono distinti. E si sa pure benissimo che vanno però definiti attraverso il reciproco e costante adattament­o… Speriamo di sì! Non c’entra niente ma lo dico lo stesso: l’occhio è fatto non solo per guardare, ma più di tutto per vedere. Vero signor Nessuno?

Amico mio, Paul Valéry diceva “Offendimi – per darmi la forza di ucciderti”! Stavolta speriamo di no!

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