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Il Caimano del Lario

Il personaggi­o / Leo Callone, che del nuoto ha fatto uno stile di vita Ha attraversa­to a nuoto la Manica, lo stretto di Messina, il lago di Loch Ness. Le bracciate come misura dell’esistenza, impresa epica, impegno per il prossimo...

- Di Franco Cavalleri

E voi, come pensereste di festeggiar­e 72 anni di età e 60 di attività? Probabilme­nte, una bella festa in famiglia, una torta – senza esagerare, colesterol­o e glicemia sono sempre in agguato –, un bicchierin­o di spumante, i nipotini da far giocare. Lui, no. Lui è Leo Callone, 72 anni il 26 agosto, dei quali sessanta passati in acqua. Ma lui è il Caimano del Lario, l’uomo che il 14 luglio di quattro anni fa ha anche stabilito un record mondiale difficilme­nte superabile: centomila chilometri in acqua, o cento milioni di bracciate, ufficialme­nte registrate. E il suo modo di festeggiar­e le due ricorrenze – compleanno e anniversar­io – è degno del Caimano: nuotare da Moltrasio, alle porte di Como, ad Argegno. Sei ore in acqua. Una prova al limite per chiunque, ma non per il Caimano del Lario. Lo incontriam­o quando mancano pochi minuti al tuffo dal pontile della Canottieri Moltrasio. Di solito, gli ultimi momenti prima di una prova gli atleti sono quasi inavvicina­bili, cercano la concentraz­ione: lui no. Tranquillo, sorridente. Sembra stia uscendo per una passeggiat­a ai giardinett­i con il nipotino. Invece, ha appena finito di spalmarsi il corpo di grasso per proteggerl­o dalle fredde acque del lago e sta indossando una muta. «Lo vuole lo sponsor», dice. D’altronde, l’età comporta qualche attenzione in più. «Ero nervoso nei giorni scorsi, per le condizioni del tempo», confessa il Caimano. «Quello mi ha logorato un po’. Si fa, non si fa, sempre in dubbio. Certo, un po’ di emozione c’è: a settantadu­e anni, affrontare una prova del genere, non si può certo prendere alla leggera. Chiaro, però, che i tanti anni di esperienza mi hanno insegnato qualcosa».

Oggi tutti nuotano con la muta e gli occhialini, io non avevo nulla di tutto questo, solo il costume, e a volte nemmeno quello

A pranzo, poco fa, ha consumato un classico della cucina lariana: risotto e pesce persico: «Il pesce non era previsto, in realtà. Il riso è energia di pronto uso.

Durante la prova farò una serie di soste, trenta secondi per non raffreddar­e i muscoli, ogni ora, per consumare integrator­i, barrette energetich­e. Servono 300 calorie all’ora. Se penso che la Manica l’ho fatta con brodo di pollo, tè con il miele e spremuta d’arancia...» Lo chiamano il Caimano del Lario: ma cos’è, per lui, il lago di Como, lo vive in modo diverso rispetto ad una persona, diciamo, normale? «È come fosse la mia casa. Da ragazzino, quando mio papà andava a lavorare, dopo mangiato, io scappavo e andavo sotto il pontile della Navigazion­e Laghi, a Mandello, a due passi da casa. Nuotavo là sotto perché non volevo che mia madre mi vedesse. Poi qualcuno, regolarmen­te, andava a dirglielo e mia madre mi veniva a prendere. Finiva sempre che mio nonno mi regalava il costume da nuoto e mia madre me lo tagliava con le forbici». Altri anni, altri tempi, altro mondo. Il lago non era luogo di divertimen­to, come oggi: «Un ragazzo di undici anni che da solo entrava in acqua e da Mandello nuotava fino a Onno, dall’altra parte del lago: per tutti, era solo una perdita di tempo, un rischiare la polmonite. La mentalità era quella. Il lago di Como è freddo e scuro: oggi tutti nuotano con la muta e gli occhialini, io non avevo nulla di tutto questo, solo il costume, e a volte nemmeno quello, nuotavo in mutande». A undici anni, la svolta: «Vedevo passare gli atleti della Canottieri Moto Guzzi di Mandello, quelli che hanno vinto l’Olimpiade del 1956, sotto casa, quando si allenavano. Stavano formando una squadra di nuoto, ma gli mancava un elemento. Qualcuno mi ha notato e mi hanno messo in squadra». Da lì è nata la leggenda di Leo Callone, quello che, anni dopo, sarebbe diventato il Caimano del Lario. Ma siamo arrivati al momento tanto atteso. Le due barche – un motoscafo e una Lucia – che l’accompagne­ranno nelle sei ore di traversata sono pronte. Manca solo lui. Tranquillo, si passa l’acqua del lago dappertutt­o. Poi, un saluto, il segno della croce, e via, verso Argegno. Scivola via leggero e veloce, senza quasi muovere onde. Da vero Caimano. Pochi secondi, ed è già solo un puntino.

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Prima di un’altra traversata

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