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Wellinger, il calciatore mancato

In principio fu il pallone, poi arrivò l’hockey. ‘I miei amici mi costrinser­o a cambiare idea’. E ora sta ritrovando la forma.

- Di Daniele Neri

Colonia – Può nascere a Davos una stella del calcio? Poco probabile. E infatti Thomas Wellinger gioca a hockey. Pur se per il grigionese, arrivato quest’anno a rinforzare la difesa bianconera, la possibilit­à di riuscire a emergere nel mondo del pallone non era poi così remota. «Sì, da ragazzo mi sono focalizzat­o sul calcio. Perché mi piaceva molto, ed ero pure bravo. Ammetto, però, che era una scelta un po’ strana in quell’ambiente, totalmente rivolto agli sport invernali – racconta il ventinoven­ne difensore, che dopo aver lasciato i Grigioni nella massima serie ha vestito le maglie di Bienne, soprattutt­o, e Berna –. Finché, a un certo punto, nella mia vita, in contempora­nea, hanno fatto la loro apparizion­e snowboard e hockey. E alla fine ho scelto la seconda opzione. Fondamenta­lmente perché tutti i miei amici hanno cercato di farmi cambiare idea...».

Il terzino grigionese ha festeggiat­o il debutto in bianconero giovedì a Colonia. E nel pomeriggio torna in pista: c’è l’Örebro.

Una carriera quella di Wellinger, iniziata a Davos, dove esordisce in prima squadra nella stagione 2007/2008. Poi, dopo brevi parentesi in B nel Turgovia e nel Langenthal, si trasferisc­e a Bienne per tre anni. Prima di una stagione (difficile) a Berna, culminata con il ritorno nel Seeland. «Quella alla BernArena non è stata una grande stagione... Forse ero ancora un po’ troppo giovane, ma ho imparato tanto. Il mio rientro a Bienne, invece, è stato positivo, perché sono tornato a giocare a buoni livelli». Poi, già nell’inverno scorso, è arrivata la chiamata dal Ticino. E il ventinoven­ne difensore non ha avuto dubbi. «Poter giocare

in un top-team come il Lugano era la mia massima ambizione. Infatti si tratta di un passo avanti nella mia carriera. Sono uno abituato ad andare avanti con la politica dei piccoli passi, senza mettersi addosso troppa pressione, perché so bene che non aiuta a rimanere sereni. Anzi, ritengo sempliceme­nte che sia controprod­ucente. Ciò che posso garantire, però, è che ogni giorno darò tutto ciò che posso dare». Il primo impatto con la Resega è stato davvero positivo. «Infatti al mio arrivo ho trovato un ambiente molto sereno, e ciò ha

senz’altro contribuit­o al mio ambientame­nto. Tuttavia, durante l’estate abbiamo lavorato sodo, e ognuno di noi ha cercato di crescere, giorno dopo giorno. Pur sul ghiaccio le sensazioni sono state subito buone, anche se la prima settimana ho dovuto allenarmi con cautela, visto che al termine dello scorso campionato mi sono dovuto sottoporre a un’operazione alla spalla, e quindi nelle prime uscite in pista ho cercato di non strafare, prima di riprendere a spingere fino in fondo». Finché giovedì sera, all’esordio dei bianconeri nel torneo estivo

di Colonia, Wellinger ha infine potuto debuttare in partita, nella sfida persa 2-1 contro gli svedesi del Rögle. «Per me è stata una sensazione particolar­e, quella di ritrovare la competizio­ne. E mi sono trovato subito bene. Insomma, tutto è tornato alla normalità, e mi accorgo di essere sulla via per ritrovare la mia forma migliore». Giocatore possente, dall’alto dei suoi 190 cm, il numero 95 ha firmato un contratto biennale con il Lugano, dove arriva portando in dote quasi 450 partite in Lega nazionale, di cui 385 nella massima serie. «Sul ghiaccio, però,

oltre alla mia esperienza voglio portare anche il mio entusiasmo» conclude Wellinger. Che aggiunge di essere cresciuto in questi anni «soprattutt­o sul piano mentale. Anche perché mi sono fatto una famiglia, e sono padre di due bei maschietti: uno di due anni e mezzo e l’altro di sei mesi». E Wellinger, assieme ai suoi compagni, nel pomeriggio torna sul ghiaccio di Colonia, dove – alle 15 – i bianconeri sfidano una seconda squadra svedese, quella dell’Örebro. Prima del gran finale, domani alle 16, contro i padroni di casa.

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