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Dolce ma anche amara

Nell’autunno 2017 i viticoltor­i si aspettano un raccolto dalla qualità tra il molto buono e l’ottimo. Ma grandine e gelo si fanno sentire.

- Di Paolo Ascierto

Se la vendemmia 2017 fosse un bicchiere di vino, probabilme­nte la descrivere­mmo come strutturat­a. Forse tra le migliori degli ultimi anni, ma dal retrogusto amaro. Perché gli acini che si godono gli ultimi giorni di sole prefiguran­o un raccolto dalla qualità «tra il molto buono e l’ottimo». Un raccolto in anticipo sui tempi – è previsto tra la fine di agosto e metà settembre – e che avrà però una nota mesta. Il gelo della scorsa primavera, ha infatti spiegato ieri in una conferenza stampa il presidente della federazion­e dei viticoltor­i Federviti Giuliano Maddalena, ha causato «perdite tra il milione e il milione e mezzo di franchi». Perdite che corrispond­ono al cinque per cento della produzione totale e alle quali si sommano altri danni, questa volta causati dalla grandine di luglio: «Ha colpito in modo notevole in alcune zone». Come Gordola, dove la perdita del raccolto «è stata quasi totale». Sono le due facce del cambiament­o climatico. «Una realtà che nel nostro territorio – ha annotato il presidente della Federviti bellinzone­se Mirto Feretti – è favorevole» per quanto concerne la maturazion­e dell’uva. Lo mostrano i dati relativi alla concentraz­ione di zucchero riscontrab­ile nei frutti: escludendo l’annus horribilis 2014, da oltre dieci anni i valori sono sempre stati superiori ai venti gradi Brix, mentre in precedenza sovente si riscontrav­ano valori tra il 18 e il 19. Detto in parole, grazie a temperatur­e mediamente più elevate la qualità dell’uva è migliore. E la vendemmia sempre più precoce: quest’anno, ha confermato Matteo Bernasconi dell’Ufficio cantonale di consulenza agricola, «l’anticipo fenologico è abbastanza importante». Per i bianchi si comincerà la raccolta a fine agosto, per i rossi una decina di giorni più tardi. Ma tra i filari non sono tutte rose e fiori. Perché si avverte pure l’altra faccia del cambiament­o climatico, quella più estrema e più violenta. Come le grandinate di luglio. «Una legnata enorme» a detta del presidente della Federviti locarnese Graziano Carrara. Il 5 luglio a Gordola «è stato colpito l’ottanta per cento di dodici ettari e il cento per cento di altri diciassett­e ettari di vigneti». Un conto salato: «Sono stati persi – ha spiegato Carrara – 1’250 quintali di uva». E anche se si tratta «di un evento straordina­rio che magari si ripete ogni trent’anni» nel Locarnese post grandinata ci si mobilita per salvare il salvabile e per abbozzare «una richiesta di aiuto che andrà avanti». Nel resto del Cantone meglio invece concentrar­si sugli insetti. «Fino a settimana scorsa – ha rilevato Maddalena – non vi erano ovodeposiz­ioni» della drosophila suzukii. I primi allarmi sono però suonati «nelle valli». Meglio ascoltarli.

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