Dolce ma anche amara
Nell’autunno 2017 i viticoltori si aspettano un raccolto dalla qualità tra il molto buono e l’ottimo. Ma grandine e gelo si fanno sentire.
Se la vendemmia 2017 fosse un bicchiere di vino, probabilmente la descriveremmo come strutturata. Forse tra le migliori degli ultimi anni, ma dal retrogusto amaro. Perché gli acini che si godono gli ultimi giorni di sole prefigurano un raccolto dalla qualità «tra il molto buono e l’ottimo». Un raccolto in anticipo sui tempi – è previsto tra la fine di agosto e metà settembre – e che avrà però una nota mesta. Il gelo della scorsa primavera, ha infatti spiegato ieri in una conferenza stampa il presidente della federazione dei viticoltori Federviti Giuliano Maddalena, ha causato «perdite tra il milione e il milione e mezzo di franchi». Perdite che corrispondono al cinque per cento della produzione totale e alle quali si sommano altri danni, questa volta causati dalla grandine di luglio: «Ha colpito in modo notevole in alcune zone». Come Gordola, dove la perdita del raccolto «è stata quasi totale». Sono le due facce del cambiamento climatico. «Una realtà che nel nostro territorio – ha annotato il presidente della Federviti bellinzonese Mirto Feretti – è favorevole» per quanto concerne la maturazione dell’uva. Lo mostrano i dati relativi alla concentrazione di zucchero riscontrabile nei frutti: escludendo l’annus horribilis 2014, da oltre dieci anni i valori sono sempre stati superiori ai venti gradi Brix, mentre in precedenza sovente si riscontravano valori tra il 18 e il 19. Detto in parole, grazie a temperature mediamente più elevate la qualità dell’uva è migliore. E la vendemmia sempre più precoce: quest’anno, ha confermato Matteo Bernasconi dell’Ufficio cantonale di consulenza agricola, «l’anticipo fenologico è abbastanza importante». Per i bianchi si comincerà la raccolta a fine agosto, per i rossi una decina di giorni più tardi. Ma tra i filari non sono tutte rose e fiori. Perché si avverte pure l’altra faccia del cambiamento climatico, quella più estrema e più violenta. Come le grandinate di luglio. «Una legnata enorme» a detta del presidente della Federviti locarnese Graziano Carrara. Il 5 luglio a Gordola «è stato colpito l’ottanta per cento di dodici ettari e il cento per cento di altri diciassette ettari di vigneti». Un conto salato: «Sono stati persi – ha spiegato Carrara – 1’250 quintali di uva». E anche se si tratta «di un evento straordinario che magari si ripete ogni trent’anni» nel Locarnese post grandinata ci si mobilita per salvare il salvabile e per abbozzare «una richiesta di aiuto che andrà avanti». Nel resto del Cantone meglio invece concentrarsi sugli insetti. «Fino a settimana scorsa – ha rilevato Maddalena – non vi erano ovodeposizioni» della drosophila suzukii. I primi allarmi sono però suonati «nelle valli». Meglio ascoltarli.