Dai Beach Boys a Shakira: il tormentone si evolve
Figli del boom economico, di tormentoni estivi si comincia a parlare negli anni Sessanta. Dai Beach Boys a Edoardo Vianello, il tema dominante di quegli anni spensierati è tutto legato alla formula mare-sole-spiaggia. Mina, Gino Paoli, Celentano, Al Bano, Patty Pravo: anche i big danno il proprio contributo alla musica da ombrellone. Tra un twist e l’altro, c’è spazio anche per la generazione ribelle: è Scott McKenzie nel ’67 a invitarci ad andare a San Francisco con dei fiori fra i capelli. Nel decennio successivo la stagione calda è un trionfo di canzoni d’amore. E mentre Claudio Baglioni fa innamorare frotte di capelloni, con la decolonizzazione si fanno largo ritmi esotici come Ramaya di Afric Simone e un nuovo genere che riporta tutti in pista: la disco music. Donna Summer, Abba, Village People, Boney M. In Italia si balla con La Bionda, Alan Sorrenti, Rettore, Viola Valentino. Notti passate sotto alla sfera stroboscopica, che ci traghettano negli anni Ottanta: decade in cui si afferma l’italodisco dei Righeira, di Spagna e dei Boys di Sabrina Salerno. E si torna in spiaggia, ma non più in Romagna o Versilia: le vacanze cominciano a parlare spagnolo. Si sogna di un’Isla bonita, s’impara che per ballare La bamba ci vuole un po’ di grazia e si assiste impotenti all’ondata rap. A farsi portabandiera del genere importato dagli Usa è il ragazzo fortunato Jovanotti, che imperversa durante gli anni Novanta. Anni, questi e i seguenti, dominati dai ritmi martellanti techno e house, dal fenomeno 883 e dall’affermazione definitiva della latinità: dalla Macarena alla danza Kuduro, da Ricky Martin fino alla regina dei Mondiali di calcio, Shakira.