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Verdi e Unia: salario minimo con 21 franchi all’ora altrimenti già certa nuova chiamata alle urne

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Ventuno franchi all’ora. Non uno di meno. È quanto dovrà decidere il Consiglio di Stato per il salario minimo, così come voluto dal popolo che ha accolto l’iniziativa in materia. In caso contrario, si torna alle urne. Lo annunciano i Verdi – promotori dell’iniziativa popolare – e il sindacato Unia che invitano il governo ad approvare presto la legge di applicazio­ne, considerat­o anche il via libera del Tribunale federale che ha sentenziat­o sul caso pressoché analogo di Neuchâtel. “Il margine di manovra di governo e parlamento – si legge in una nota congiunta di Verdi e Unia – appare quanto mai ristretto” perché “scendere sotto l’importo previsto nell’ambito delle prestazion­i complement­ari [che cambia a seconda delle interpreta­zioni, ma non scende sotto i 3’500 franchi mensili, ndr] significa condannare molti salariati residenti alla povertà”. Stando ai calcoli elaborati al tavolo tecnico promosso dal Dfe sull’iniziativa, il salario minimo si attesta per il Ticino a 20,30 franchi all’ora ai quali va aggiunto un indennizzo orario di 50 centesimi per spese profession­ali. Da qui, la quota di 21 franchi orari; cifra minima che permette di evitare di far capo “alle prestazion­i sociali”. Verdi e Unia già lo anticipano: se la legge di applicazio­ne non sarà conforme all’iniziativa approvata, “vi è da prevedere una nuova chiamata alle urne”. Sarà referendum perché – si conclude – occorre dire basta a chi in Ticino “specula sui lavoratori d’oltre frontiera assunti a salari lombardi”.

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