L’export va a gonfie vele
A luglio l’interscambio con il resto del mondo è progredito del 4,5 per cento A trainare il commercio estero il settore chimico e quello farmaceutico. Riprende timidamente quota dopo mesi l’orologeria.
Le esportazioni svizzere, corrette in base ai giorni lavorativi, sono aumentate in luglio del 4,5% in termini nominali rispetto allo stesso mese del 2016, mostrando tuttavia un rallentamento rispetto al dato di giugno (+6,5%). Per quanto riguarda le importazioni il saldo è risultato leggermente negativo (-0,5%). In termini reali, si legge in un comunicato dell’Amministrazione federale delle dogane, le esportazioni sono cresciute dello 0,6% a 19,1 miliardi di franchi, mentre l’import è calato dello 0,9% a 15,5 miliardi. La bilancia commerciale mensile ha così chiuso con un saldo ampiamente positivo di 3,6 miliardi di franchi (+0,9 miliardi). Globalmente la prima metà di quest’anno ha fatto segnare in Svizzera un notevole progresso sia nel campo delle esportazioni (+4,4%) sia in quello delle importazioni (+4,8%). Mentre le prime toccano un livello record, le importazioni fanno registrare il più alto valore degli ultimi 8 anni. Tornando a livello mensile, le esportazioni del settore tessile, abbigliamento e calzature sono state le più dinamiche (+26,9%), ma positivi sono risultati anche
i dati relativi ai veicoli ferroviari e all’aeronautica (+15,7%), ai prodotti chimici e farmaceutici (+10,3%) e ai metalli (+8,8%). Il comparto dei gioielli ha invece registrato una contrazione delle vendite del 19,9%. Il settore orologiero ha proseguito la sua convalescenza, con esportazioni pari a 1,7 miliardi. La crescita su base annua del settore è stata comunque del 3,6%. Si tratta del terzo mese consecutivo in crescita. Dall’inizio dell’anno i mesi positivi sono stati quattro. Nel solo segmento degli orologi da polso l’incremento di luglio è stato del 4,3% a 1,6 miliardi, da ascrivere soprattutto agli articoli in metalli preziosi (+9% a 558 milioni di franchi) e in acciaio (+5% a 666 milioni). Questo spiega anche perché sia stato registrato un passo avanti in termini di valore a fronte di un calo del 9,3% dei singoli pezzi venduti. Gli scambi con l’Unione europea, primo partner commerciale della Svizzera, hanno subito una battuta d’arresto (-4,4% nominale), con una flessione particolarmente accentuata in direzione della Francia (-23,4%) e in misura minore della Germania (-3,6%). L’Italia segna invece un +9 per cento.
Balzo del mercato statunitense
Verso l’Asia l’accelerazione è stata del 9,2%, ma i dati sono differenziati a seconda dei paesi: +0,9% per la Cina, +76,5% per Singapore, +26,5% per Hong Kong, mentre le vendite in Giappone sono scese del 5 per cento. L’America del Nord ha messo a segno un balzo dell’export del 29,1%. Verso l’America del Sud la progressione è stata dell’1,2% soltanto, con tuttavia una forte dinamica verso il Brasile (+19,5%). Da notare che verso gli Usa l’export è stato pari a 3,4 miliardi di franchi, un livello superiore a quello registrato con la Germania. Sul fronte delle importazioni le contrazioni più marcate hanno riguardato i veicoli (-18,1%), l’orologeria (-7,9%), la gioielleria (-17,1%) e i prodotti energetici (-4%). In progressione invece i metalli (+10%), i tessili, l’abbigliamento e le calzature (+9%), i prodotti chimici e farmaceutici (+7,6 per cento).