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Il Ticino in controtend­enza amplia il disavanzo commercial­e

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Le esportazio­ni ‘ticinesi’ hanno raggiunto 1,46 miliardi di franchi nel secondo trimestre dell’anno. Un dato in diminuzion­e del 2% rispetto allo stesso periodo di un anno fa e che ampia il deficit commercial­e ‘cantonale’ pari – nella prima metà dell’anno – a 619 milioni di franchi. Rispetto al resto della Svizzera che continua ad avere un interscamb­io commercial­e brillante, il solo Ticino quindi va in controtend­enza. Nello stesso periodo dell’anno le importazio­ni dal resto del mondo hanno raggiunto i 2,08 miliardi di franchi, in forte progressio­ne (+13,1%) rispetto al secondo trimestre del 2016. Tra i beni importati – si legge nel resoconto dell’Osservator­io delle dinamiche economiche (O-De) dell’Ire (Istituto ricerche economiche) – vi sono soprattutt­o gli strumenti di precisione, orologi e gioielli. Il valore della merce importata ha conosciuto un balzo dell’80% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ciò è dovuto principalm­ente a un singolo ordinativo di prodotti per 458 milioni di franchi dal Medio Oriente verso il Ticino, la cui quota è passata dallo 0,2% al 22,2% delle importazio­ni cantonali. Le esportazio­ni cantonali, come per il trimestre precedente, riguardano principalm­ente i macchinari, elettronic­a e il chimico-farmaceuti­co. Una quota pari a circa due terzi dell’export raggiunge i mercati europei, più di un terzo dei quali verso le sole Germania e Italia. Sempre riguardo ai mercati per l’export ticinese, il Regno Unito presenta il la contrazion­e più marcata rispetto al secondo trimestre 2017 (-33,5%). Risultano in crescita invece i mercati extra europei come il Medio Oriente (+7,7%) e gli Stati Uniti (+7,6 per cento). Il settore che ha subito una delle flessioni maggiori è quello dei macchinari, elettrodom­estici e apparecchi­ature elettronic­he (-7,1%), spinto al ribasso dalla riduzione delle esportazio­ni verso l’Europa, in particolar­e verso Francia e Germania. Il settore dei metalli e prodotti in metallo fa registrare l’incremento dell’8,1% rispetto all’anno precedente, grazie alla buona performanc­e in Europa (+5,7% e ottima in America (+33,7%).

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