‘C’è un rischio pendolarismo’
Staccati due pareri negativi sulle prime richieste, la capodicastero Sicurezza pubblica auspica che il Cantone definisca una base legale
L’‘erba’ si è... alleggerita, ma il problema a quanto pare no. Non nella cittadina di confine, almeno. Poco importa se la canapa in versione ‘light’ – ovvero con un tenore di Thc, il principio psicoattivo, inferiore all’1 per cento – sia legale e venduta senza problemi persino online, con portali mirati per i consumatori della Svizzera italiana, e via ‘whatsApp’. Il fatto è che sul piano normativo in Ticino non c’è sufficiente chiarezza. Un problema reale per l’autorità cittadina che, questa estate, ha voluto colmare un vuoto e ha così pubblicato un’Ordinanza sulla coltivazione della canapa e sulla vendita al dettaglio dei suoi prodotti. Ordinanza che fa appello alla Legge e al Regolamento cantonali e che oggi fa stato: scaduti i termini, nessuno ha presentato ricorso al Consiglio di Stato. Il Municipio, quindi, non vuole avere simili attività sul proprio territorio? «Non abbiamo nulla contro la canapa ‘light’ – sgombra il campo la capodicastero Sicurezza pubblica Sonia Colombo-Regazzoni –, quello che intendiamo evitare – precisa subito – è la proliferazione di questi punti vendita. Memori di quanto accaduto in passato – quando c’erano i canapai e la marijuana era pura, ndr –, non vogliamo correre il rischio di assistere allo stesso fenomeno di pendolarismo da Oltreconfine». Il vero nodo gordiano per la municipale è, però, all’origine. «Adesso – esplicita – si fa una distinzione fra la canapa ‘light’ e l’altra canapa. Ma ciò che accade nel resto della Svizzera non è esattamente quello che è successo in Ticino, ad esempio per la vendita di sigarette nella grande distribuzione. La materia, insomma, va ancora approfondita. Ed è ciò che intendiamo fare come Municipio. Non solo, auspichiamo che il Cantone prenda posizione e che chiarisca al più presto la base legale su cui poter agire». In effetti, si è consapevoli che le regole fissate a livello locale possono risultare un po’... zoppe. «Anche se l’impressione – sottolinea la capodicastero – è che siano ben viste dalla popolazione». L’esecutivo, in ogni caso, una posizione l’ha presa quando si è trovato davanti le prime due richieste. L’ha fatto staccando
un preavviso negativo (l’ultima parola spetta all’autorità cantonale) tanto per la domanda per un punto vendita in viale Volta, quanto per una coltivazione indoor in via Comacini. In ques’tultimo caso, però, la partita non è ancora chiusa.
Cinque articoli, un divieto
Oggi per chi intende mettersi nel commercio della canapa legale sussistono delle direttive cantonali. La cittadina di confine, come detto, ha voluto compiere un passo in più e mettere dei divieti. In particolare, non sarà possibile realizzare coltivazioni e vendere al dettaglio (in negozio o in un punto vendita ambulante) l’‘erba’ e i suoi derivati nelle vicinanze di
luoghi sensibili come strutture sportive o ricreative, parchi giochi, scuole, chiese e altri luoghi di culto, istituti per anziani e portatori di handicap e oratori o foyer.
Mendrisio ‘sta valutando’
Sta di fatto che, sinora, Chiasso sembra essere l’unico Comune ad aver deciso di mettere, nero su bianco, dei paletti sull’‘affaire canapa’. Lugano non ne farà nulla: non introdurrà alcuna ordinanza ad hoc (vedi pagina 11). Quanto a Mendrisio? Nel capoluogo al momento sono in fase di riflessione. «Stiamo facendo delle valutazioni giuridiche in merito – ci conferma il capodicastero Sicurezza pubblica Samuel Maffi –. Di questo tema, in effetti, discuteremo nelle prossime sedute». È troppo presto, insomma, per dire se l’esempio di Chiasso sarà seguito o meno. Anche se l’amministrazione è già stata sollecitata con delle istanze puntuali. «Abbiamo ricevuto varie domande da parte di cittadini interessati alla tematica – ci spiega ancora Maffi –. Di cosa si tratta? Di richieste per la vendita in negozio ma anche per la coltivazione della canapa ‘light’». La possibilità di farne un’attività economica incuriosisce anche dalle parti del Mendrisiotto. «Ecco perché riteniamo di dover procedere a degli approfondimenti giuridici», ribadisce il vicesindaco di Mendrisio. Tramontata l’era dell’oro verde, il tema continua a dividere.