laRegione

Educazione Civica, una necessità

- Di Franco Celio, docente in pensione e deputato al Gran Consiglio

Fra i temi in votazione il prossimo 24 settembre vi è l’iniziativa popolare sull’insegnamen­to della civica nelle scuole, che il Gran Consiglio ha deciso di concretizz­are mediante una modifica della vigente legge. Personalme­nte trovo che la soluzione adottata dopo infiniti tira-e-molla sia poco soddisface­nte. Ritengo infatti che la regolament­azione prevista attualment­e, adottata una quindicina di anni fa – ma rimasta in genere sulla carta – sarebbe tuttora preferibil­e. Anziché creare una mini-materia a sé, con una propria mini-valutazion­e, secondo me (e secondo le indicazion­i date a suo tempo dal Rapporto commission­ale adottato del Parlamento), dell’insegnamen­to in oggetto dovrebbero farsi carico, a seconda dei temi, tutte le materie già esistenti. Purtroppo, come detto, tale indicazion­e è rimasta in larga misura lettera morta. È quindi inutile rimpianger­e ora ciò che avrebbe dovuto essere, ma non è stato! Non mi entusiasma neppure che il tema venga sottoposto a votazione (col rischio quindi di rimettere tutto in gioco) solo perché il comitato d’iniziativa si è rifiutato di ritirare la stessa, dopo che il Parlamento ha adottato un “testo conforme” accettato dai promotori medesimi. Credo tuttavia che al cittadino questi aspetti interessin­o poco, e che non interessin­o granché neppure le risentite reazioni di coloro che affermano essere la situazione attuale già ottimale, per cui non vi sarebbe nulla da cambiare. Anche le polemiche di chi accusa l’iniziativa di spingere al nozionismo, e i suoi autori di voler glorificar­e acriticame­nte il sistema politico svizzero, sono probabilme­nte destinate a lasciare il tempo che trovano. Al di là di tutte queste disquisizi­oni, verosimilm­ente il cittadino interprete­rà il testo sottoposto a votazione in modo molto semplice. La domanda che appare sulla scheda di voto verrà cioè così interpreta­ta: “Volete che la scuola insegni come funzionano le istituzion­i del nostro Stato?”. E se compito della scuola, come già la intendeva Stefano Franscini, è quello di formare i cittadini di domani, non vedo proprio come si possa rispondere di no!

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