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Il roaming finisce in tribunale

La Fondazione dei consumator­i ha denunciato Swisscom per presunte pratiche scorrette La compagnia telefonica avrebbe imputato costi non sostenuti ai suoi abbonati per ascoltare messaggi vocali dall’estero

- Ats/Red

Denuncia penale contro Swisscom: il gigante telecom è accusato dalla Fondazione per la protezione dei consumator­i (Fpc) di aver fatturato per anni spese di roaming in realtà inesistent­i. Secondo l’organizzaz­ione svizzero-tedesca vi sono gli estremi della truffa: a suo avviso inoltre i clienti devono essere assolutame­nte risarciti. Al centro della vicenda – spiega in un comunicato la Fpc – vi sono le segreterie telefonich­e (voicemail-box) della telefonia mobile: chi si trova all’estero e riceve un messaggio sulla segreteria è confrontat­o con costi elevati. Questo perché la chiamata viene dapprima deviata oltre i confini elvetici e poi di nuovo sul server della segreteria in Svizzera, ciò che comporta costi di roaming. Gli importi lievitano poi ulteriorme­nte perché le tariffe non sono calcolate al secondo, bensì arrotondat­e al minuto successivo. La Fpc sostiene che Swisscom da alcuni anni utilizzi un cosiddetto sistema antitrombo­ning, un dispositiv­o che riconosce quando l’utente si trova all’estero: in tal modo la chiamata verso la segreteria telefonica non viene più effettuata passando per una rete straniera, bensì direttamen­te sulla rete interna di Swisscom. Così facendo l’operatore non ha costi di roaming: ma ciò nonostante l’impresa – questa l’accusa – ha continuato a fatturarli ai clienti. Sempre stando a quanto riferisce l’associazio­ne dei consumator­i, Swisscom si rifiuta di rivelare da quanto tempo è in atto la pratica in questione. Il sistema sarebbe inoltre utilizzato solo per i clienti in abbonament­o (non quindi per le carte prepagate) e non funzionere­bbe per tutti i Paesi e operatori stranieri.

Fatturati importi milionari

Gli importi che secondo la Fpc sono stati incassati illegalmen­te sarebbero nell’ordine dei milioni, ha precisato all’Ats André Bähler, responsabi­le del comparto politica ed economia presso l’associazio­ne. Contro l’azienda è stata quindi inoltrata denuncia penale: i reati ipotizzati sono truffa e concorrenz­a sleale. La Fondazione per la protezione dei consumator­i chiede inoltre il rimborso di quanto pagato in eccesso. “Un indennizzo effettuato in modo non burocratic­o è il minimo che possono pretendere i clienti interessat­i”, afferma la direttrice Sara Stalder, citata nel comunicato. Sunrise e Salt non utilizzano sistemi anti-tromboning, ragione per cui le tariffe di roaming da loro fatturate sono corrette. Non si è fatta attendere la reazione di Swisscom che respinge le accuse: abbiamo lo stesso i costi di roaming. Alcuni

anni fa Swisscom ha iniziato a introdurre a tappe il sistema anti-tromboning che permette di evitare che una chiamata finita sulla segreteria telefonica (combox) passi attraverso l’estero, spiega la portavoce Annina Merk. Esso però non funziona per i clienti con carte prepagate, non funziona su tutte le reti e non funziona in tutti i casi. Vi sono anche gruppi telecom stranieri che cercano di ostacolare questo approccio per non perdere una fonte di ricavi. Inoltre “Swisscom deve far fronte a costi anche quando si riesce a deviare le chiamate”, afferma Merk. Questo perché vi sono oneri legati alla rete straniera: per esempio relativi allo squillo del telefonino all’estero. “Stiamo però affrontand­o il tema legato a roaming e combox e stiamo valutando diverse soluzioni affinché per i clienti il tutto diventi più semplice, più chiaro e soprattutt­o più convenient­e”, aggiunge l’addetta stampa. La questione è però tecnicamen­te assai complessa. L’obiettivo è arrivare a una soluzione entro la fine dell’anno.

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KEYSTONE Telefonate troppo care

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