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Mafia: ‘Anticorpi nella legge’

Appalti pubblici e criminalit­à, il Consiglio federale risponde a Regazzi: nuove norme più efficaci Revoca o blocco dell’aggiudicaz­ione di una commessa, misure anticorruz­ione, anticonfli­tti d’interesse e via dicendo. Berna promuove la sua ricetta.

- Di Paolo Ascierto

Esiste già il vaccino per evitare che la mafia infetti i cantieri svizzeri. Dove lo si trova? Nel progetto di revisione della Legge federale sugli appalti pubblici, trasmessa in febbraio al parlamento. Legge che, una volta in vigore, permetterà di contrastar­e le infiltrazi­oni mafiose sul territorio elvetico. È quanto sostiene il Consiglio federale, rispondend­o a un’interpella­nza con la quale il consiglier­e nazionale ticinese Fabio Regazzi (Ppd) chiedeva all’esecutivo se fosse ammissibil­e che ad aziende a processo all’estero per mafia venissero attribuiti appalti pubblici in Svizzera. Regazzi nel suo atto parlamenta­re – il secondo sulla tematica – portava l’esempio del consorzio italiano Cossi-Condotte che controlla la Lgv impresa costruzion­i Sa di Bellinzona. Consorzio che, ricorda l’Ats, ha vinto diversi appalti per il cantiere della galleria di base del Monte Ceneri pur essendo oggetto di procedure giudiziari­e in Italia per sospetti legami con la ’Ndrangheta. Orbene, rispondend­o al deputato ticinese il Consiglio federale ricorda che vige la presunzion­e di innocenza: le procedure penali, sottolinea il governo di Berna, sono ancora in corso e “sono state avviate solo nei confronti della società Cossi-Condotti e che in tale contesto la Lgv non è stata menzionata”. Si tratta inoltre, si aggiunge, di vicende avvenute esclusivam­ente in Italia e Roma non ha presentato alcuna domanda di assistenza giudiziari­a. Tornando al di qua del confine, il Consiglio federale rileva poi che il progetto di revisione della legge sugli appalti prevede per l’appunto alcune armi contro le infiltrazi­oni mafiose. Quali? Per esempio, sempre stando all’Ats, l’introduzio­ne di una disposizio­ne che obbliga il committent­e ad adottare misure contro i conflitti di interesse, gli accordi illeciti in materia di concorrenz­a e la corruzione. Il committent­e ha inoltre la possibilit­à di escludere un offerente dalla procedura di aggiudicaz­ione o di revocare l’aggiudicaz­ione se è oggetto di una condanna passata in giudicato per un delitto, per un crimine o se ha violato le disposizio­ni sulla lotta contro la corruzione.

‘Un segnale importante’

«Accuso spesso il Consiglio federale di rispondere in maniera un po’ fumosa e vaga. Quasi a voler dare, per dirla alla ticinese, ‘un menavia’». Stavolta invece Fabio Regazzi sorride: prendendo posizione sull’interpella­nza relativa al pericolo di infiltrazi­oni mafiose negli appalti pubblici, il governo «non ha girato intorno alla torta». Al contrario. Ha dimostrato, rileva il consiglier­e nazionale Ppd,

«che c’è la consapevol­ezza del problema e che si vuole affrontarl­o. Un buon segnale». Ma la nuova Legge federale sugli appalti pubblici basterà a scongiurar­e che i tentacoli della ‘piovra’ si muovano liberi sul nostro territorio? «Per esperienza – risponde Regazzi, che è anche presidente dell’Associazio­ne degli imprendito­ri

ticinesi (Aiti) – da sole le normative non risolvono mai simili problemi. Però aiutano, perché creano un deterrente, una barriera e soprattutt­o perché rappresent­ano uno strumento utilizzabi­le quando si verificano situazioni di questo tipo. Ora resta da capire nel dettaglio come si intende concretizz­are tali norme». E sul caso Cossi? «Chiaro che vale la presunzion­e di innocenza. Tuttavia – annota il deputato – diversi procedimen­ti e sentenze in Italia sollevavan­o e sollevano interrogat­ori su alcune attività della società. E ciò non depone a favore di una situazione particolar­mente chiara. Si vedrà».

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TI-PRESS Soddisfatt­o il consiglier­e nazionale: ‘Questa volta nessun menavia’ Fabio Regazzi

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