C’era da aspettarselo
200esimo Gran Premio e 58ª vittoria per Hamilton. Ferrari in ripresa dopo il passaggio a vuoto di Silverstone (Vettel 2°).
Tutto come previsto, anzi no. Lewis Hamilton alla sua 200esima gara centra una vittoria netta (la 58ª in carriera) e precisa che inizia l’erosione ai danni di Vettel per la scalata al campionato del mondo. L’attuale distanza è divenuta di soli 7 punti, che potrebbero già tra una settimana essere mangiati in modo definitivo a Monza. Si sapeva bene quanto il mitico circuito belga di Spa Francorchamps e poi quello brianzolo non fossero adatti alla Rossa. Prevedibile, quindi, esporsi al recupero della Freccia d’Argento, anche se la vittoria non è stata così schiacciante come era lecito attendersi. La corsa non ha offerto emozioni particolari, ma il recupero che Ferrari ha saputo compiere rispetto alla chiara débâcle di Silverstone è stato chiaro: alla ripartenza dopo la safety car di fine gara, per lungo tempo Hamilton e Vettel sono stati assai vicini. È su questo punto che Maranello può forse sognare il Mondiale, o almeno credervi sino al termine. Dopo molti anni la macchina progredisce gara dopo gara, gli aggiornamenti funzionano e i miglioramenti trovano un riscontro con il cronometro. Ciò senza nulla togliere alla certezza che al momento la Mercedes-Benz è tornata la squadra da battere.
Verstappen sfortunato
Partenza regolare e corsa altrettanto. Ritiro di Verstappen, che in questa stagione sta pagando un tributo alla buona sorte che ci fa dire che nel 2018 il bravo olandese tornerà ancora più forte e maturato. I grandi piloti di talento come lui nella storia della F1 sono diventati campioni del mondo spesso attraverso questo viatico di fatica. Ricciardo ieri terzo ancora una
volta conferma quanto sia pilota tenace, veloce e molto attento a leggere la gara in ogni situazione strategica. Intelligente e simpatico, riesce in questa stagione a esprimere il meglio di una Red Bull che pur spinta dal propulsore Renault – in chiaro miglioramento di cavalleria – continua a chiacchierare con tutti per dotarsi di un nuovo motore. Un errore, perché i transalpini stanno arrivando e la presenza di Palmer e Hulkenberg nelle zone alte della classifica iniziale conferma tale affermazione.
Force India deve gestire i propri piloti in modo definitivo: è miope non rendere la loro relazione professionale più solida, visto che ogni punto vale denaro, in F1. Il team è forte, ha prodotto una buona monoposto con un budget contenuto, dotato di power-unit Mercedes-Benz, e ha in Perez e Ocon due validi piloti. Anche ieri contatto tra loro e foratura di Perez con insulti reciproci in mondovisione. Peccato. Raikkonen ha ignorato le bandiere gialle senza appello e ha dovuto subire una penalità di
dieci secondi, gettando via un probabile terzo posto, in un momento di buona forma e, crediamo, di soddisfazione per la conferma in Ferrari nel 2018 a fianco di Vettel. Il tedesco, lo rammentiamo, ha rinnovato il suo contratto sino alla stagione 2020 per – si dice – circa 120 milioni di dollari. La gara delle Sauber è stata eufemisticamente definibile incolore: Wehrlein ritirato e inutile ennesimo piazzamento nelle retrovie di Ericsson. Alcune novità sono in viaggio da Hinwil. Lo svedese non viene più considerato incedibile a fine stagione, per la scelta di Ferrari di rendere il team elvetico una squadra di preparazione e incrocio di dati. Questo pone Leclerc e Giovinazzi quali candidati per un sedile. Parimenti non sarebbe gradito un driver tedesco come Wehrlein, pagato da Wolff e legato alla casa di Stoccarda. Potremmo dunque assistere a un ribaltone totale a fine stagione. Tra una settimana c’è Monza: prevendita migliore degli ultimi dieci anni.