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Sono 86 le vittime dell’infermiere killer

L’uomo ha agito per anni in due cliniche germaniche. Dubbi sui silenzi dei loro responsabi­li.

- Di Rosanna Pugliese/Ansa

Venivano affidati alle sue cure in terapia intensiva, ma lui i pazienti li faceva fuori. Dopo due anni di carcere, ieri si è arrivati alla conferma che Niels Hoegel ha ucciso almeno 86 persone. Un infermiere killer. Il caso ha scioccato l’opinione pubblica tedesca, che è invece molto fiera degli standard, generalmen­te alti, del suo servizio sanitario. L’infermiere ha lavorato in due cliniche della Bassa Sassonia, a Oldenburg e a Delmenhors­t. E già due anni fa, quando è stato condannato all’ergastolo per due omicidi e sei avvelename­nti – i casi che gli inquirenti avevano potuto accertare – di ‘interventi’ sui pazienti ne aveva ammessi una trentina e si sospettaro­no centinaia di vittime. Il metodo che venne fuori dalle indagini era agghiaccia­nte, almeno quanto le apparenti motivazion­i: sui corpi indifesi di pazienti spediti in terapia intensiva, Niels iniettava medicinali in grado di provocare il collasso cardiaco, o una seria compromiss­ione della circolazio­ne. A questo punto tentava di rianimarli, a quanto pare per essere trattato come un eroe dai colleghi. Secondo la magistratu­ra, infatti, in alcuni casi avrebbe avvelenato le sue vittime anche più volte. Le indagini sul caso sono state affidate a una commission­e speciale, che per tre anni ha analizzato centinaia di atti, cartelle cliniche, e ha proceduto a dissotterr­are anche molti cadaveri – 130 di pazienti soltanto del secondo ospedale in cui fu operativo – per eseguire delle autopsie. L’infermiere avrebbe fatto la sua prima siringa letale nel febbraio 2000, nell’ospedale di Oldenburg. Poi ci avrebbe preso la mano. Ma il fatto che abbia potuto operare inosservat­o e indisturba­to, nel corso di anni, getta un’ombra pesante anche sulla struttura in cui lavorava. Nel 2001 i casi di morte nel reparto in cui era in servizio aumentaron­o addirittur­a del 58%. Perché nessuno si è insospetti­to e ha denunciato? Domande che hanno fatto aprire un’inchiesta anche sui responsabi­li della struttura in questione di quel periodo. L’infermiere fu invece a un certo punto trasferito, e ricevette addirittur­a un buon giudizio sul suo lavoro, referenze utili per quello successivo. Dove avrebbe colpito una prima volta appena sette giorni dopo l’assunzione, per poi continuare.

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KEYSTONE Iniezioni letali

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