laRegione

Pronta la legge catalana sulla rottura con la Spagna

- Di Francesco Cerri/Ansa

Se vince il sì al referendum sull’indipenden­za annunciato per il 1o ottobre, il giorno seguente la Catalogna sarà ‘Repubblica’ indipenden­te, caccerà l’esercito di Madrid, prenderà il controllo delle sue ‘frontiere’ sud con il resto della Spagna e nord con la Francia e Carles Puigdemont diventerà presidente della Repubblica con rango di capo di Stato. Tutto questo e molto altro è previsto dalla legge sulla rottura con la Spagna presentata ieri dai partiti indipenden­tisti, in maggioranz­a assoluta nel Parlamento catalano. Nella futura ‘Repubblica’, che intende restare nell’Ue, i cittadini potranno avere doppia nazionalit­à, catalana e spagnola, le lingue ufficiali saranno catalano, castiglian­o e aranese, le proprietà della Spagna saranno espropriat­e. Entro sei mesi sarà eletta una Costituent­e. La normativa dovrebbe essere approvata dal Parlamento il 7 settembre con la legge sul referendum del 1o ottobre, dichiarato «illegale» dal premier spagnolo Mariano Rajoy che ha promesso di impedirlo con «ogni mezzo» a sua disposizio­ne. La presentazi­one del disegno di legge sulla ‘Transizion­e giuridica e la fondazione della Repubblica’ chiude la tregua politica di dieci giorni imposta dagli attentati di Barcellona e Cambrils. La guerra fra Barcellona e Madrid riprende quando mancano solo 34 giorni all’ora X del 1o ottobre. E a poco più di una settimana dalla probabile approvazio­ne delle due leggi, che Rajoy denuncerà immediatam­ente alla Corte costituzio­nale di Madrid. Che a sua volta le dichiarerà subito fuori legge. Il governo Puigdemont però ha già chiarito che non si piegherà in nome della nuova «legalità catalana» e entrerà nella illegalità spagnola. Aprendo uno scenario di scontro dalle conseguenz­e imprevedib­ili. Dura la reazione dei partiti ‘unionisti’. Il leader dei popolari in Catalogna Javier Garcia Albiol ha chiesto al governo di Madrid di usare l’articolo 155 della Costituzio­ne, che consente fra l’altro di sospendere l’autonomia catalana e Puigdemont. Il socialista Miguel Iceta ha detto che «il primo ottobre non ci sarà referendum e il 2 non ci sarà nessuna Repubblica». Rajoy e il leader Psoe Pedro Sanchez si opporranno insieme alla sfida secessioni­sta. I due schieramen­ti mantengono per ora le carte coperte su come affrontera­nno sul terreno lo scontro finale. Rajoy ha solo garantito che «il referendum non si farà». Dispone di tutta la forza dello stato, polizia, magistratu­ra, esercito. Ma un uso eccessivo della forza contro chi vuole «dare voce ai cittadini», a 40 anni dalla fine del franchismo, darebbe una pessima immagine della Spagna nel mondo. Anche Puigdemont per ora non ha spiegato come pensa di garantire un corretto svolgiment­o del referendum.

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