Pronta la legge catalana sulla rottura con la Spagna
Se vince il sì al referendum sull’indipendenza annunciato per il 1o ottobre, il giorno seguente la Catalogna sarà ‘Repubblica’ indipendente, caccerà l’esercito di Madrid, prenderà il controllo delle sue ‘frontiere’ sud con il resto della Spagna e nord con la Francia e Carles Puigdemont diventerà presidente della Repubblica con rango di capo di Stato. Tutto questo e molto altro è previsto dalla legge sulla rottura con la Spagna presentata ieri dai partiti indipendentisti, in maggioranza assoluta nel Parlamento catalano. Nella futura ‘Repubblica’, che intende restare nell’Ue, i cittadini potranno avere doppia nazionalità, catalana e spagnola, le lingue ufficiali saranno catalano, castigliano e aranese, le proprietà della Spagna saranno espropriate. Entro sei mesi sarà eletta una Costituente. La normativa dovrebbe essere approvata dal Parlamento il 7 settembre con la legge sul referendum del 1o ottobre, dichiarato «illegale» dal premier spagnolo Mariano Rajoy che ha promesso di impedirlo con «ogni mezzo» a sua disposizione. La presentazione del disegno di legge sulla ‘Transizione giuridica e la fondazione della Repubblica’ chiude la tregua politica di dieci giorni imposta dagli attentati di Barcellona e Cambrils. La guerra fra Barcellona e Madrid riprende quando mancano solo 34 giorni all’ora X del 1o ottobre. E a poco più di una settimana dalla probabile approvazione delle due leggi, che Rajoy denuncerà immediatamente alla Corte costituzionale di Madrid. Che a sua volta le dichiarerà subito fuori legge. Il governo Puigdemont però ha già chiarito che non si piegherà in nome della nuova «legalità catalana» e entrerà nella illegalità spagnola. Aprendo uno scenario di scontro dalle conseguenze imprevedibili. Dura la reazione dei partiti ‘unionisti’. Il leader dei popolari in Catalogna Javier Garcia Albiol ha chiesto al governo di Madrid di usare l’articolo 155 della Costituzione, che consente fra l’altro di sospendere l’autonomia catalana e Puigdemont. Il socialista Miguel Iceta ha detto che «il primo ottobre non ci sarà referendum e il 2 non ci sarà nessuna Repubblica». Rajoy e il leader Psoe Pedro Sanchez si opporranno insieme alla sfida secessionista. I due schieramenti mantengono per ora le carte coperte su come affronteranno sul terreno lo scontro finale. Rajoy ha solo garantito che «il referendum non si farà». Dispone di tutta la forza dello stato, polizia, magistratura, esercito. Ma un uso eccessivo della forza contro chi vuole «dare voce ai cittadini», a 40 anni dalla fine del franchismo, darebbe una pessima immagine della Spagna nel mondo. Anche Puigdemont per ora non ha spiegato come pensa di garantire un corretto svolgimento del referendum.