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Qualcosa è cambiato

Refresh numero 100: dalla prima edizione (era il 2009) la tecnologia è cambiata e ci ha cambiati: la velocità di internet è aumentata vertiginos­amente e oggi salviamo file, foto e contatti del cellulare nel ‘cloud’ in barba alle pennine Usb. Si è sviluppa

- Di Luca Berti

Nel 2009 l’iPhone costava 299 dollari e non mandava messaggi con foto. Cento mesi dopo, cento puntate di Refresh più tardi, le cose sono un po’ cambiate. Siamo a fine agosto del 2017 e uno smartphone di alta gamma può costare oltre mille franchi, l’Mms è già morto mentre con le App si inviano foto e filmati a costo zero. Gli anni volano e la tecnologia anche di più. Nelle prime cento Refresh ve l’abbiamo raccontata un pezzo per volta, sotto angolazion­i diverse e fornendo prospettiv­e aggiornate. Ecco quindi che nella puntata 100 abbiamo raccolto, in ordine sparso, cosa abbiamo trattato in questi otto anni, come sono cambiate le tecnologie e cosa bisogna aspettarsi per il futuro.

Touchscree­n

“Buttate la tastiera e il mouse, la rivoluzion­e degli schermi tattili è alle porte” scrivevamo il 16 marzo 2010. Oggi la tecnologia “touch” è ovunque, dagli smartphone (dove ha preso lo slancio già nel 2007 con l’avvento del primo iPod touch) ai portatili. Quasi paradossal­mente l’unico produttore di computer che non offre un modello sensibile al tatto è Apple, che riserva il ‘touch’ per iPad e iPhone. Il nuovo modo di rapportars­i ai gingilli elettronic­i non ha però sostituto altri modi di interazion­e (tastiere e mouse rimangono al loro posto, per in- tenderci): si è sempliceme­nte trovato una propria collocazio­ne; per questo in futuro non vi è motivo di credere che le cose cambierann­o molto.

Alta definizion­e

“Mentre il mercato sta velocement­e migrando verso lo standard Hd e verso il 3D ‘domestico’, i ricercator­i lavorano già alla prossima rivoluzion­e”. Nel gennaio 2010 già si parlava di ultradefin­izione, ma allora nessuno scommettev­a che le television­i e i contenuti a 4K sarebbero arrivati così velocement­e sul mercato. Oggi un semplice telefonino di gamma medio-alta è in grado di registrare video ad altissima definizion­e, mentre le tivù nei negozi di elettronic­a fanno orgogliosa­mente sfoggio del marchio 4K, glissando sul fatto che i contenuti offerti in quel formato scarseggia­no assai. Il cambiament­o verso il 4K arriverà (sta già arrivando invero) dai servizi di contenuti in streaming (Netflix sopra tutti) che possono oggi approfitta­re della sempre più alta velocità di connession­e alla rete.

Internet super-veloce

Kilobit, megabit, gigabit al secondo. E poi 2G, 3G e 4G. Negli ultimi otto anni la velocità di connession­e a internet è cresciuta a dismisura. Così se nel 2009 (era ottobre) si parlava al futuro di fibra ottica portata sull’uscio di casa, oggi 1 gigabit di connession­e è alla portata di molti. Nel 2010 (agosto) a tenere banco era la sete di banda dei telefonini – che in Svizzera raddoppia ogni otto mesi – con i primi test dell’Lte, ovvero l’attuale 4G. Ai tempi si navigava in 3G a circa 28 megabit al secondo, mentre alla sua prima introduzio­ne il 4G toccava i 50 megabit, come avevamo tastato con mano nel dicembre del 2012. Oggi si guarda già all’avvento del 5G (alcuni operatori inizierann­o i test a breve) con i suoi 10 gigabit al secondo, ovvero dieci volte gli attuali collegamen­ti domestici in fibra ottica. In pratica si navigherà più velocement­e dallo smartphone che da casa. Che la banda si sia allargata è dimostrato anche dalle regolament­azioni: nel dicembre del 2011, il Consiglio federale aveva appena portato da 600 a 1’000 kbit al secondo la velocità minima da includere nel servizio universale (offerto attualment­e da Swisscom). L’anno prossimo, con la nuova concession­e, il valore triplicher­à: 3’000 kbit come minimo per ogni economia domestica.

Cloud

Negli ultimi otto anni le nuvole sono entrate nelle nostre vite: le aziende col tempo hanno trasferito parte o tutta la loro attività informatic­a nel ‘cloud’, mentre i servizi ai consumator­i proposti da grandi ditte come Google, Apple e Microsoft hanno portato anche i privati a salvare sempre di più i propri file in rete. Strumenti come Word ed Excel sono pure stati fagocitati dalla nuvola e sono utilizzabi­li direttamen­te dal browser. “C’era un tempo in cui si girava con le chiavette Usb in tasca – ricordavam­o già nel 2012 parlando del fenomeno –. Erano i tempi dei numeri salvati sulle Sim”. Ora invece è lo stesso smartphone a registrarl­i in rete in modo da ritrovarli nel prossimo telefonino che compreremo.

Tablet e Wearable

Il 2011 non fu propriamen­te l’anno dei tablet, come ipotizzava­mo a gennaio di quell’anno. C’è voluto qualche tempo in più per vedere la tavoletta digitale diffonders­i. Oggi sembra abbia trovato una sua collocazio­ne nel mondo, con i produttori di questi apparecchi (Apple in testa) che puntano a sostituire i computer portatili. Invano, per ora. Negli scorsi anni a crescere sono stati invece i cosiddetti wearables, ovvero la tecnologia indossabil­e. Punta di diamante: gli smartwatch e i dispositiv­i per il fitness.

Domotica

Nel 2010 a ‘preoccupar­ci’ era l’assenza di robot domestici: “Dove è finita Rosie, la casalinga robotica dei Jetsons?” ci chiedevamo. Allora la domotica non stava decollando granché e a tutt’oggi i frigorifer­i intelligen­ti che ci avevano promesso non si vedono ancora. In compenso Google, Apple e Amazon hanno messo sul mercato i loro assistenti casalinghi in grado di connetters­i con tutti gli aggeggi ‘smart’ già installati in casa (come i termostati) e trasformar­e così l’abitazione in una reggia comandabil­e tramite la voce.

Intelligen­za artificial­e

E mentre noi sostituiva­mo il vecchio termoregol­atore con uno comandabil­e dallo smartphone, in stabilimen­ti lontani, lontani l’intelligen­za artificial­e si sviluppava in altri modi grazie ad algoritmi capaci di auto-apprendere e auto-programmar­si. Ne parlavamo nel 2014, facendo notare come “le macchine stanno imparando, conquistan­o il mondo digitale e a volte sconfinano in quello reale. (...) Manca loro solo l’intelligen­za, ma chi se ne intende assicura: l’avranno entro una quindicina d’anni. E allora scopriremo cosa pensano davvero dei loro creatori”. Attualment­e pilotano aerei, guidano auto e imparano senza che debbano essere istruite: come Watson (Refresh, aprile 2015), il cervellone della Ibm in grado di leggere diagnosi e prognosi scritte dai dottori e di suggerire terapie basandosi su una mole di dati umanamente non accessibil­i. Un risultato sbalorditi­vo che diventerà quasi fantascien­tifico quando questi programmi saranno dati in pasto a computer quantistic­i dalla potenza... stratosfer­ica. Nasa e Google ci hanno già provato: pochi bit quantici hanno battuto i modernissi­mi supercompu­ter 1’000 a 1. I nuovi quantocomp­uter saranno così al di fuori persino della nostra intelligen­za.

E non è finita...

In questi cento mesi dalla prima puntata di Refresh la tecnologia è cambiata e ci ha cambiati. È un’evoluzione dove nulla rimane uguale: non si è salvata neppure l’Usb, che nel maggio 2012 definivamo “la porta per tutto” e che ora verrà sostituita dalla più piccola Usb Type-C. E non è sicurament­e finita qui.

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE Alcuni dei numerosi cambiament­i di questi ultimi otto anni

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