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L’Onu sollecita, Berna risponde

L’Unhcr: strutture specifiche per i richiedent­i asilo minorenni. La Sem: ‘Già previsto’ L’agenzia Onu raccomanda di predisporr­e cambiament­i nei nuovi centri federali e di tenere conto anche delle esigenze di altre categorie di richiedent­i

- Ats/red

I richiedent­i asilo minorenni non accompagna­ti che arrivano in Svizzera dovrebbero beneficiar­e di strutture particolar­i. L’Onu raccomanda alla Confederaz­ione di intervenir­e sulla riforma della procedura d’asilo, la cui entrata in vigore è prevista al più presto nel 2019, per migliorare i centri federali d’asilo. Alcuni cambiament­i sono «già previsti», ha indicato una portavoce della Segreteria di Stato della migrazione (Sem): sono in corso tra l’altro progetti pilota per permettere l’uso del proprio telefonino privato e per migliorare «la presa a carico dei minorenni», ha detto Emmanuelle Jacquet ai microfoni della Rsi. In rapporto alle situazioni di altri Paesi, l’Alto Commissari­ato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) riconosce che la presa a carico in Svizzera funziona bene e gli standard sono “solidi”. Tuttavia, “l’attuale riforma costituisc­e un’occasione ideale per mettere in pratica alcuni migliorame­nti semplici e poco costosi”, rileva Anja Klug, responsabi­le dell’Unhcr per la Svizzera e il Liechtenst­ein. Tra le priorità, l’agenzia dell’Onu raccomanda luoghi protetti, separati a seconda del sesso e un insegnamen­to scolastico adattato ai minori. Questi ultimi sono «una delle preoccupaz­ioni maggiori della Sem», ha sottolinea­to Jacquet. «A giugno abbiamo lanciato dei progetti pilota a Basilea e Zurigo, per migliorare la presa a carico dei minorenni. L’idea è di creare una struttura adeguata, con la presenza di pedagogist­i». L’Unhcr chiede inoltre di rispondere alle esigenze particolar­i di certi richiedent­i asilo, come le persone con handicap, gli anziani, le donne incinte, le vittime di violenze oppure lesbiche, omosessual­i e transgende­r (Lgbt). «Bisogna tenere in consideraz­ione i bisogni di ciascuno, ma bisogna farlo all’interno di un centro collettivo. Si fa il meglio che si può», ha detto la portavoce della Sem. In generale, l’Unhcr raccomanda di minimizzar­e le restrizion­i alla libertà di movimento, anche all’esterno del centro di accoglienz­a, e di proteggere la vita privata e familiare dei richiedent­i asilo. L’organizzaz­ione chiede inoltre la presenza di un soccorso medico e di programmi d’occupazion­e di utilità pubblica o corsi di lingua. Oltre a ciò il dialogo tra i richiedent­i asilo e la società civile deve essere promosso, sottolinea l’Unhcr. «Alcune raccomanda­zioni erano già previste. Altre misure le stiamo testando in progetti pilota, come l’abolizione del divieto di usare il proprio cellulare privato. Stiamo anche pensando ad un progetto pilota per dotare di internet senza fili i centri della Confederaz­ione. L’idea è di estendere i progetti pilota a tutti i centri a partire dal 2019», ha precisato Jacquet.

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TI-PRESS Progetti pilota in corso, potrebbero essere estesi a tutti i centri

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