Missile del Nord, bombe del Sud
Seul replica, sale la tensione al confine fra le due Coree. Trump: tutte le opzioni sul tavolo La diplomazia tenta di scongiurare un’escalation dopo il lancio del missile nordcoreano. Consiglio di sicurezza Onu riunito d’urgenza.
La risposta della Corea del Sud al “primo missile per testata atomica” di Pyongyang, che sorvolando il Giappone è finito nel Pacifico settentrionale, non si è fatta attendere: manovre aeree con 4 caccia F-15 che hanno sganciato 8 bombe Mk-84 usate per demolire i bunker sotterranei e del peso di una tonnellata ciascuna al Pilseung Range, campo militare dall’emblematico nome ‘vittoria sicura’ nella provincia di Gangwon, vicino al confine con il Nord. Mentre il presidente Usa Donald Trump ha ribadito che “tutte le opzioni sono sul tavolo” per rispondere alle continue provocazioni del Nord, quella militare inclusa. Ma i toni sono ben lontani dalla minaccia di “fuoco e fiamme” lanciata solo due settimane fa. Perché al di là della retorica, la realtà – secondo la gran parte dei commentatori americani – è un’altra: la Casa Bianca è divisa e non ha ancora una risposta su come affrontare la crisi nordcoreana. La prova di forza indirizzata oltre il 38esimo parallelo dalla Corea del Sud è stata tenuta allo scopo di affinare le capacità d’annientamento totale della «leadership nemica», ha spiegato il maggiore Lee Kuk-no, a capo delle manovre. Trump, in un colloquio telefonico con il premier nipponico Shinzo Abe, ha convenuto sulla necessità di mantenere forte il pressing su Pyongyang in assenza dei requisiti per l’avvio di un dialogo, dell’ennesima violazione delle risoluzioni dell’Onu e della presenza di una minaccia “grave e crescente”, ha affermato il presidente Usa in una nota della Casa Bianca. Prima della riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu (prevista nella tarda serata di ieri), si sono moltiplicate le condanne internazionali (tra cui quelle del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres) e gli «inviti alla moderazione» lanciati da Russia e Cina. «È chiaro a tutti che l’opzione delle sanzioni alla Corea del Nord si è ormai esaurita», ha detto il vice ministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov. «Maggiori sanzioni non risolveranno il problema. L’Onu deve passare una risoluzione che dica chiaramente no ad una soluzione militare e a sanzioni unilaterali fuori da quelle approvate dal Consiglio di Sicurezza». La Cina, alleato storico di Pyongyang, ha invitato all’«autocontrollo» e mettendo in guardia che l’inasprimento del pressing «non risolverà fondamentalmente il problema». Pechino «si oppone» alle mosse del Nord contro le risoluzioni Onu, ha affermato Hua Chunying, portavoce del ministero degli Esteri, rilevando il «momento critico» della situazione «altamente sensibile».