Un polo locarnese? Anche no
Il CdS: con il Master Usi a Lugano, la Ssat a Bellinzona e la formazione di base, offerta già valida. E le distanze non sono un problema.
I tempi per la realizzazione di un polo formativo turistico e alberghiero nel Locarnese sono maturi. Anzi no. Il primo concetto veniva espresso dal deputato Plr Nicola Pini (unitamente ad altri 14 granconsiglieri locarnesi cofirmatari) in un’interrogazione del 10 agosto 2015, mentre la negazione dell’idea è opera recente del governo, che all’interrogazione ha appena dato la sua risposta. Una risposta preceduta da un quadro della situazione in Ticino, dove la formazione professionale in ambito turistico – come ricordava lo stesso governo nel 2004 rispondendo a Silvano Bergonzoli, che con una mozione proponeva “una Scuola alberghiera e università del turismo al Grand Hotel di Locarno” – “è garantita a livello cantonale dalla Scuola superiore di ristorazione e alberghiera e del turismo di Bellinzona (Ssat)”. Situazione valida tuttora, aggiungendo che v’è stata nel frattempo “una certa evoluzione”. Da una parte grazie al “Master of Arts in International Tourism” sviluppato dall’Usi, che è considerato “la continuazione logica per gli studenti in possesso di un Bachelor in comunicazione, delle scienze politiche, del turismo o di altre materie affini”; dall’altra, alla Ssat, che da circa un anno è diventata Scuola specializzata superiore. Pertanto, per il governo “l’offerta formativa in ambito turistico in Ticino è attualmente ben sviluppata e di qualità”. Non soltanto grazie ai due percorsi indicati, ma anche considerando i mestieri insegnati con la formazione professionale di base. Pini chiedeva poi di valutare l’idea di “creare un polo formativo turistico e alberghiero che coinvolga i vari attori formativi attivi sul territorio, in modo da favorire maggiori sinergie e farne un vero e proprio centro di eccellenza di ancor maggior prestigio a livello internazionale”. A questo proposito il CdS nota che “un polo formativo, inteso come lo sviluppo di una maggiore e migliore messa in rete delle competenze e delle sinergie già presenti sul territorio, è senz’altro auspicabile e presuppone la stretta collaborazione fra i vari attori (enti di formazione, associazioni professionali di riferimento nei settori del turismo, dell’albergheria e della ristorazione, gli Ers s e gli enti turistici)”; comunque, “le formazioni turistico-alberghiere sono tutte collegate a istituti fra i quali la collaborazione è stretta”.
‘Piuttosto, più integrazione fra turismo, cultura e sport’
Poi Pini suggeriva l’aggiunta di “una specializzazione per il turismo di montagna e/o una formazione relativa all’enogastronomia, vista la ricchezza produttiva del nostro territorio”. Aspetti sostanzial-
mente già curati con il sistema attuale, ribatte il governo, anche se “una pista su cui appare interessante riflettere è quella di un abbinamento che integri maggiormente l’ambito turistico a quelli culturale e sportivo”. Nicola Pini azzardava inoltre una centralizzazione del settore formativo nel Locarnese, che è il polo turistico cantonale. Una proposta che per il CdS “non è attualmente percorribile” viste le ubicazioni di Usi e Ssat e anche perché “la vicinanza fisica non sembra determinante né per assicurare la migliore collaborazione, né per garantire una maggiore qualità e attrattiva del polo in questione”. Tanto più che la galleria di base del Monte Ceneri ridurrà le distanze. Quanto infine ad un eventuale spostamento della Ssat a Locarno, “non risulta essere oggi prioritario – secondo il governo – e non rientra nel Masterplan logistico del Decs, già parecchio impegnativo nella sua realizzazione, anche dal profilo finanziario”.