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In Europa Matt Stafford sarebbe uno dei tanti

- Di Sebastiano Storelli

Manca una settimana al “vernissage” della nuova stagione, con i campioni in carica di New England che ospitano Kansas City. E per poco meno di 1’300 giocatori questi saranno gli ultimi giorni nella Nfl. Nel weekend, infatti, le 32 squadre procederan­no ai famigerati tagli, portando il roster da 90 a 53 giocatori. Domani, nell’ultimo turno di pre-season, le riserve avranno la possibilit­à di mettersi in mostra per provare a convincere gli staff tecnici, visto che i titolari rimarranno tutti a riposo per evitare infortuni, in un mese d’agosto che ha sin qui riempito le infermerie. Nel frattempo, nella Nfl si discute molto sull’ultimo contratto “monstre”. Sì, perché se nel calcio europeo l’estate è stata resa incandesce­nte da spese folli, gli Stati Uniti rispondono con cifre che, a prima vista, potrebbero sembrare bruscolini. È di ieri, ad esempio, la notizia del prolungame­nto firmato da Matthew Stafford, quarterbac­k di Detroit, il quale ha sottoscrit­to un contratto per i prossimi cinque anni del valore di 135 milioni di dollari (45 alla firma e 90 garantiti), contratto che ne fa il giocatore più pagato nella storia della Nfl. Praticamen­te nulla rispetto ai 400 milioni di euro di costo complessiv­o per il passaggio di Neymar dal Barcellona al Psg. E a ben guardare anche nell’investimen­to sul giocatore la differenza è sensibile. Al netto della clausola di rescission­e dal Barça, della somma da versare al procurator­e e a Neymar senior, il brasiliano guadagnerà 150 milioni di euro nei prossimi cinque anni: tra i due contratti ballano circa 20 milioni di dollari. Inoltre, è poco probabile che Stafford riesca a incassare tutti i 135 milioni, visto che soltanto 90 sono garantiti: una volta raggiunta quella somma, l’accordo potrebbe essere rinegoziat­o, oppure il giocatore potrebbe venir sempliceme­nte tagliato o scambiato sul mercato. E proprio qui sta la grande differenza rispetto all’Europa. Siccome negli Usa gli sport profession­istici attingono al calderone delle università tramite il draft, sul mercato non esistono somme di trasferime­nto. I “trade” si pagano con scelte nel draft successivo, tanto più alte quanto maggiore è il talento del giocatore. Una possibilit­à sfruttata soltanto in parte, visto che la grande fetta dei passaggi avviene sul mercato degli “agenti liberi”, i nostri svincolati. Negli Usa, infatti, non essendoci cartellino da pagare (e quindi venendo meno la necessità di rientrare dall’investimen­to al momento della vendita), nel 90% dei casi un giocatore di valore porta a termine il suo contratto. I “mal di pancia” esistono anche nella Nfl, ma quasi mai la cura è rappresent­ata dal “trade”. Che bello sarebbe se anche da noi si riuscisse ogni tanto ad onorare un accordo...

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