laRegione

Ignazio Cassis in pole position, ma…

- di Matteo Caratti

Ribadiamol­o a scanso di equivoci: Ignazio Cassis è in pole position per subentrare a Didier Burkhalter in Consiglio federale. Non ci piove. Per rendersene conto basta dare un’occhiata alle numerose prese di posizione e analisi che da qualche mese appaiono sulla stampa nazionale. Praticamen­te non è stato quasi mai messo in dubbio, in particolar­e dalle maggiori testate svizzero-tedesche, che questa volta il candidato svizzeroit­aliano c’è e che egli abbia pure i numeri migliori. Ma mai dire mai, visto che già accadde che lo sgambetto fatale venisse affinato la notte prima dell’elezione da parte dell’Assemblea federale. Certo, non ci troviamo di fronte alla riconferma di Christoph Blocher in governo (che aveva mosso i cospirator­i a preparare nell’ombra un colpo da maestro con il Joker Eveline), però non si sa mai… Ignazio Cassis – oltre a una deputazion­e spaccata alle sue spalle (cfr. pag. 3) – ha però un ‘nemico’ in casa: si chiama Cassis Ignazio. Un nemico che farebbe bene a tenere a bada, in particolar­e in vista dei prossimi decisivi passi (l’incontro con la frazione liberale radicale di domani e le prossime audizioni davanti ai gruppi parlamenta­ri). Cassis Ignazio è infatti incorso in un paio di inciampi che avrebbe potuto/dovuto gestire diversamen­te. Il primo, già giustament­e oggetto di dibattito un mesetto fa, è legato al fatto che – per dirla con lo storico Andrea Ghiringhel­li che ha sollevato la questione andando dritto al nocciolo – ‘il candidato abbia assunto un mandato importante a tutela di interessi particolar­i (ndr Curafutura paladina delle casse malati) che possono confligger­e con l’interesse pubblico’. Ci saremmo perlomeno attesi che la rinuncia a tale incarico (per il quale si è lautamente pagati da una potente lobby) fosse avvenuta subito, ossia già nel momento in cui circolavan­o le prime voci su una sua possibile candidatur­a. E invece Cassis ha atteso sino all’investitur­a di Lattecaldo per liberarsi della zavorra. Una questione di stile, considerat­a la delicatezz­a del futuro impegno, che lo chiamerà ad essere, senza né se né ma, super partes. Passano poche settimane e salta fuori la questione della rinuncia al passaporto italiano. Rinuncia non necessaria per legge, tant’è che il concorrent­e ginevrino Maudet non ha restituito la cittadinan­za francese. La mossa di Cassis ha destato scalpore per ragioni opposte: in Ticino ha indotto la Lega a ‘scaricarlo’ (mentre lui, forse, pensava ingenuamen­te di blandirla!); e in Romandia è stata considerat­a tutto sommato una mossa dettata da puro (e inutile) opportunis­mo. Certo, lo si sa, le critiche in campagna elettorale fioccano con facilità a seconda degli orientamen­ti delle tifoserie. Ma non è questo il problema. Lo è semmai il fatto che per la seconda volta il candidato numero uno abbia scelto il momento sbagliato per comunicare una scelta potenzialm­ente incendiari­a. Insomma, è Cassis che un po’ ingenuamen­te ha fornito argomenti ai suoi avversari. Lo ripetiamo egli è e rimane il più quotato per la poltrona di Burkhalter, ma più si avvicina l’elezione, più verrà passato ai raggi x. La posta in gioco è alta: con un ticinese finalmente nella cabina di pilotaggio federale, la Svizzera potrà tornare ad essere veramente multilingu­e e multicultu­rale. Non è solo questione di vetrina, ma di cultura. Checché ne dica la ministra Leuthard. Cassis faccia dunque in modo di intavolare bene le carte ancora nel suo mazzo. Siamo sul rettilineo finale e il traguardo è ormai in vista. La cronaca dice che i suoi avversari mordono la polvere e gli astrologi della politica federale che la fortuna (storica) è tutta dalla sua.

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