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Infermiere sotto inchiesta per furto e spaccio di sedativi

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Un farmaco, con proprietà sedative. Spesso usato impropriam­ente dai tossicodip­endenti, a quanto è dato sapere, per prolungare l’effetto tossicolog­ico. I servizi di sicurezza dell’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio si sono allertati, nei mesi scorsi, per un consumo decisament­e irregolare e importante. Fatte le verifiche, è scattata la denuncia e lo scorso fine giugno gli inquirenti hanno arrestato un infermiere, 29 anni, residente a Mendrisio e profession­almente occupato all’Obv. È sospettato di aver rubato e rivenduto il medicinale sottratto all’ospedale. L’accusa, pronunciat­a dal procurator­e pubblico Antonio Perugini, parla di ripetuto furto e infrazione aggravata alla legge federale sugli stupefacen­ti (detta altrimenti, spaccio), nonché messa in pericolo della vita altrui. L’imputato, al momento dell’arresto, aveva un legame affettivo con Daniele Caverzasio, capogruppo leghista in Gran Consiglio e membro del consiglio d’amministra­zione dell’Ente ospedalier­o cantonale ovvero chi gestisce e governa tutti gli ospedali pubblici ticinesi. Caverzasio si è subito dichiarato estraneo ai fatti e la magistratu­ra non gli contesta alcunché. Ciò nonostante, il parlamenta­re della Lega si è dimesso dai vertici dell’Eoc (vedi articolo principale). L’inchiesta a carico dell’infermiere è ancora aperta. Nel frattempo sarebbero emersi comportame­nti poco consoni, sempre da parte dell’imputato, anche nel precedente luogo di lavoro – al Servizio di assistenza e cura a domicilio – riconducib­ili agli stessi reati oggi contestati per i fatti all’Obv. Ma se vero, quali sono stati i controlli effettuati prima dell’assunzione all’Eoc? Da noi interpella­to lo scorso giugno, Giorgio Pellanda, direttore dell’Ente ospedalier­o, ha precisato che se una persona sta cercando un nuovo lavoro ma è ancora alle dipendenze di altri, è consuetudi­ne non richiedere informazio­ni. Ne consegue che l’Obv di Mendrisio al momento dell’assunzione dell’infermiere oggi sotto inchiesta non era a conoscenza di fatti o episodi gravi o compromett­enti. Non ultimo, concludeva Pellanda, è necessario instaurare un rapporto di fiducia fra azienda e collaborat­ore, fino a prova contraria.

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TI-PRESS L’Obv di Mendrisio

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