È veloce ma non per tutti
Il processo di digitalizzazione differisce per entità a seconda dei settori Nel quarto studio Pmi 2017 della Hochschule di S. Gallo emerge che le tecnologie influenzano sì le imprese ma di più nel lungo termine
“Tendiamo a sovrastimare gli effetti di una tecnologia nel breve termine e a sottostimarli nel lungo periodo”. È la citazione di un noto studioso americano, Roy Charles Amara, scomparso nel 2007, che si è occupato dell’influsso delle nuove tecnologie su imprese ed economia. Il messaggio è chiaro: l’impatto delle tecnologie va sempre valutato tenendo presenti le ripercussioni nel lungo periodo. Prendendo a prestito la dichiarazione di Amara, l’Istituto scienze della gestione d’impresa (Ifu-Fhs) della Hochschule di San Gallo ha condotto una indagine campionaria, estesa a tutto il territorio nazionale, proprio sui rischi e le opportunità che scaturiscono dalla digitalizzazione dell’economia per le Piccole e medie imprese. Sono state sentite 603 aziende di cui 78 ticinesi (13%). Le nuove tecnologie, come sempre avvenuto in passato, possono comportare seri cambiamenti per le imprese e le organizzazioni in generale e rivoluzionare interi settori in modo significativo. Sarebbe però prudente non esagerare nella rappresentazione degli effetti, in particolare di quelli a breve termine, sia per non creare aspettative troppo
alte, sia per non creare timori eccessivi. “La digitalizzazione è un tema molto attuale, ma proprio per questo motivo viene trattata da diverse angolazioni. Pertanto, non esiste ancora una chiara definizione concettuale”, spiega il professor Rigo Tietz dell’Ifu-Fhs, coautore dello studio. Infatti, anche se la maggior parte delle Pmi partecipanti allo studio sta attuando progetti digitali, il tema ‘digitalizzazione’ ha un significato del tutto diverso per ciascun settore. L’unico dato certo che emerge dalla ricerca è che la digitalizzione guiderà i cambiamenti in tutti i settori. “Tuttavia l’entità e la velocità di tali cambiamenti differiscono da un settore all’altro”, afferma Tietz. L’aumento dell’efficienza per il settore manifatturiero, per esempio, è prioritario. Per le società di servizi il focus è invece l’automazione, mentre nuovi concetti di business assumono sempre maggiore importanza nell’ambito dell’Itc (Informatica e tecnologia della comunicazione). Nei settori commerciali e alberghieri sarebbero invece fondamentali gli aspetti legati al mercato quali l’acquisizione di nuovi clienti e l’apertura di canali digitali di vendita.
Investimenti giudicati elevati
e timori per la sicurezza
Nell’ambito sanitario e dei servizi sociali – sostengono gli autori dello studio – le priorità riguardano soprattutto l’utilizzo dei dati dei pazienti. Le principali sfide per le Pmi vengono identificate negli ingenti investimenti oltre che nella carenza di competenze da parte dei collaboratori. Ma anche in questi ambiti le percezioni differiscono da settore a settore. Le imprese Itc temono l’entrata in gioco di nuovi concorrenti, mentre le società di servizi come le aziende nel settore della sanità e del sociale vedono nella sicurezza dei dati un’assoluta priorità. La maggioranza delle Pmi intervistate, indipendentemente dal settore di attività, percepisce la digitalizzazione nel suo complesso come un’opportunità per incrementare l’efficienza.