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Il Tribunale federale bacchetta il fisco

Nei casi di trasmissio­ne di dati di impiegati di banca agli Usa l’Afc rispetti le sentenze civili

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Ci sono scorie giudiziari­e tra la Svizzera e gli Stati Uniti che non sono ancora state smaltite e che risalgono all’ormai storico caso di Ubs del 2008. Quell’evento ha segnato per certi versi un punto di svolta nel processo che ha portato all’allentamen­to progressiv­o del segreto bancario. Ci si ricorderà della lunga crisi diplomatic­a tra Svizzera e Stati Uniti di quegli anni e degli interventi della Confederaz­ione per evitare che le attività di Ubs d’oltre Atlantico finissero in bancarotta. Dopo Ubs toccò a gran parte del sistema bancario svizzero finire nel mirino delle autorità giudiziari­e Usa tanto che venne varato un programma denominato ‘Us Program’ destinato all’autodenunc­ia delle banche che avevano avuto un ruolo in casi di evasione o frode fiscale che riguardava­no contribuen­ti statuniten­si. Programma molto costoso per gli istituti della categoria 2 e ancora di più con quelli della categoria 1. Nel frattempo sono presi a circolare tra l’Amministra­zione federale delle contribuzi­oni di Berna e l’omologo Internal revenue service di Washington una miriade di dati e di nomi di impiegati di banche svizzere. Contro la trasmissio­ne di queste informazio­ni molti hanno ricorso presso tribunali civili ottenendo ragione. Ma la sentenza non è stata presa in consideraz­ione dall’Afc che ha ricorso al Tribunale federale amministra­tivo di S. Gallo, il quale ha dato ragione ai dipendenti. Non soddisfatt­a, l’Afc si è rivolta alla massima autorità giudiziari­a: il Tribunale federale di Losanna, che negli scorsi giorni ha reso nota la sentenza (2C_792/2016) con la quale sconfessa la prassi dell’Afc. I ricorrenti – assistiti dall’avvocato ginevrino Douglas Hornung – tirano quindi un sospiro di sollievo. L’Afc dovrà quindi anonimizza­re i nomi degli impiegati finiti nei dossier da inviare negli Stati Uniti. «La sentenza è importante perché stabilisce che anche l’Afc rispetti le decisioni dei tribunali civili cantonali», ci spiega Paolo Bernasconi, docente di diritto bancario al Centro studi di Vezia. Ma l’appunto il professor Bernasconi lo fa all’Associazio­ne svizzera dei banchieri e alla sua inattività in questi casi. «Avrebbe potuto chiedere ai suoi associati di aspettare la crescita in giudicato delle sentenze prima di inviare i dati negli Stati Uniti», precisa Bernasconi. «Ora c’è questa sentenza che rassicura tutti coloro che hanno ottenuto una decisione favorevole». GENE

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