‘Sparsero l’insicurezza’
Condannati i tre ladri albanesi che saccheggiarono l’Alto Malcantone Oltre cento furti commessi: le pene vanno dai 2 anni e 4 mesi ai 3 anni, per due di loro parzialmente sospese, più l’espulsione dalla Svizzera
L’anno scorso seminarono il panico tra i villaggi del Malcantone, mettendo a segno 115 colpi nelle abitazioni nel giro di qualche mese. Provenienti da Torino lasciavano l'auto oltre confine, a Dumenza, e poi raggiungevano a piedi gli obiettivi camminando nei boschi, fermandosi anche a dormire nelle case svaligiate, spesso dimore di vacanza. A monte di questo ‘sacco’, riguardante in particolare l’Alto Malcantone, c'era una vera associazione di ladri. Ieri per tre giovani albanesi, residenti in Italia (due in modo clandestino) ma catturati il 15 novembre scorso, è arrivato il conto della legge. Le imputazioni proposte dall’atto d’accusa sono state confermate, compresa l’aggravante della banda. Le pene irrogate dalla giudice Rosa Item vanno dai 2 anni e 4 mesi ai 3 anni di reclusione: le richieste della pubblica accusa sono state leggermente limate. In due casi è stata concessa una parziale sospensione condizionale. Tutti e tre sono stati comunque riportati nel carcere della Stampa per continuare l’espiazione, al termine della quale scatterà l’espulsione per dieci anni dal territorio svizzero,
pure comminata dalle Assise criminali. L’ammontare della refurtiva nel complesso non è stato ingente, in proporzione alla quantità di ‘colpi’ (circa 300mila franchi) ma resta l’allarme sociale suscitato nella comunità malcantonese, in particolare tra i villaggi in collina, sentimenti di «preoccupazione
e insicurezza» evocati anche dalla giudice Item. Il sindaco di Alto Malcantone Giovanni Berardi tiene in proposito a ringraziare «la Polizia, la Procura e la Corte, che ha emesso pene giustamente ferme». «Dopo un primo momento, in cui eravamo stati messi... a ferro e fuoco è stato
organizzato un dispositivo di ronde e controlli che per finire ha portato a cogliere i ladri sul fatto». Non solo azioni poliziesche: «Ricordo il nostro progetto di sicurezza condivisa, che vede attivi gli stessi cittadini. È un’esperienza che funziona, e che va avanti» aggiunge il sindaco Berardi.