laRegione

Sull’orlo della catastrofe

- Di Roberto Antonini*

“Siamo sull’orlo di un conflitto (nucleare) su vasta scala”. Vladimir Putin, nella lettera pubblicata ieri all’apertura del vertice dei Brics, ci va dritto: la bomba H fatta esplodere ieri dal dittatore nordcorean­o, la più potente di sempre, potrebbe costituire il punto di non ritorno. L’incubo è condiviso dall’altro grande protagonis­ta del summit, la Cina, con la quale Mosca vuole avviare un tentativo di mediazione: Pechino ha mandato i suoi caccia a sorvolare il confine. Donald Trump, dopo le esternazio­ni su una risposta devastante che avrebbe annichilit­o la Corea del Nord (l’ormai celebre “fuoco e furia”), sembra aver smorzato i toni. Ma la mossa del ‘Rispettato Maresciall­o’ apre tutti gli scenari possibili, compreso quello apocalitti­co, in un “film” con regista e protagonis­ta Kim Jong Un, che veste l’unico abito a sua misura, quello del Dottor Stranamore, padre padrone del più grande Lager del mondo. La sua partita di poker atomica può sfociare – concordano gli esperti – in un attacco a breve/medio termine: la tecnologia bellica nordcorean­a è molto avanzata, un missile balistico ha recentemen­te sorvolato il Giappone (‘Tokyo rischia la distruzion­e perché alleata degli Usa’ ha ammonito l’agenzia di stampa di Pyongyang) mentre la quantità di materiale nucleare fissile consentire­bbe allo stato attuale la costruzion­e di una quindicina di bombe. In un saggio pubblicato in piena guerra fredda, Michel Serres, uno dei maggiori filosofi viventi, aveva ipotizzato l’avvento di uno scenario ‘tanatocrat­ico’, in cui il potere sarebbe stato in mano a ‘pericolosi folli’ potenzialm­ente capaci di ‘sradicare la vita sulla terra’. La personalit­à del presidente americano desta pure legittime inquietudi­ni (anche di ordine psichiatri­co stando a non pochi esperti) sebbene i meccanismi istituzion­ali della superpoten­za gli impediscan­o di poter sfogare liberament­e i suoi impulsi. La sua sconsidera­tezza la si può leggere in un suo ennesimo colpo di testa: Trump ha fatto capire ieri di voler ritirare gli Usa dal trattato di libero scambio… con i suoi alleati sudcoreani. La gestione della crisi vede in particolar­e sul proscenio il capo del Pentagono James Mattis, che in un colloquio con il suo omologo sudcoreano avrebbe discusso la possibilit­à di fornire a Seul bombe nucleari tattiche (a corto raggio), segno dell’avvio dell’escalation atomica. La guerra del 1950 (quando la Corea del Nord alleata dei sovietici invase il Sud) non è formalment­e mai finita e la diplomazia è ferma da ormai 10 anni. Lo stillicidi­o di lanci di missili e test atomici decisi dal dittatore ha riacceso la miccia ponendo Washington e i suoi alleati (Giappone, Corea del Sud) nell’impasse. Qualsiasi azione militare americana rischia di scatenare devastanti rappresagl­ie (in primis su Seul). Qualsiasi passo diplomatic­o è destinato comunque a lasciare inalterata l’ostinazion­e del maresciall­o Kim ad aumentare il proprio arsenale, per lui una sorta di polizza sulla vita. L’America è oggi indebolita dal crollo della sua leadership politica e morale (è recentissi­ma l’ufficializ­zazione all’Onu del ritiro statuniten­se dal trattato sul clima). Lo spettro nucleare potrebbe riaprirsi anche con un Iran punito dalla parziale impulsiva retromarci­a di Trump sulla storica intesa siglata da Obama. Gli scenari sono alquanto cupi e, di fronte al pericolo di nuove Hiroshima, al momento la comunità internazio­nale appare chiarament­e impotente.

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