Crescita sostenibile
Dalla fine della “grande recessione”, gli Stati Uniti sono cresciuti abbastanza da ritrovare il pieno impiego ma, in contrasto con le riprese precedenti, moderatamente. In buona parte per minor dinamismo demografico, il potenziale di crescita è stato dimezzato in vent’anni. Le famiglie hanno poi corretto i precedenti eccessi di debito, frenando però la crescita. Dal massimo storico registrato durante la bolla immobiliare degli anni 2000, il rapporto debito su patrimonio delle famiglie è ridisceso ai livelli degli anni 90. Un cambiamento di atteggiamento delle famiglie è difficile da immaginare nei prossimi anni. Ampiamente materializzati durante la crisi, i rischi dell’eccesso di debito non verranno dimenticati facilmente. Il settore finanziario è oggi più regolato, la concessione dei crediti è più restrittiva. Il più basso potenziale di crescita dell’economia produce una percezione di minor dinamismo che scoraggia l’aumento dell’indebitamento. Esclusi aumenti supplementari di consumi e investimenti residenziali finanziati dal credito, possiamo quindi escludere un “boom” dell’economia statunitense. È una buona notizia. I surriscaldamenti esagerano le aspettative, amplificano le fluttuazioni dell’economia e dei mercati finanziari. La Fed potrà normalizzare la sua politica lentamente e mantenere poi l’economia in equilibrio, allungando la fase di espansione e allontanando la prossima recessione. Il Congresso avrà più tempo per correggere la traiettoria del debito federale destinata a diventare altrimenti esplosiva nel lungo periodo. La maggiore sostenibilità dell’espansione dell’economia statunitense è un fattore di stabilità che riduce i rischi globali. Rappresenta un elemento di conforto per l’investimento azionario.