Netto dominio Mercedes
A Monza Hamilton fa corsa in testa senza rivali e scavalca Vettel (terzo) nel Mondiale piloti. Secondo posto per Bottas.
Se nei primi quattro posti sulla griglia di partenza di ieri c’erano solo motori Mercedes-Benz, qualcosa vorrà pur dire. Se ieri Hamilton le ha suonate al ritmo di un secondo al giro alle Ferrari è solo la conferma che su un circuito unico e particolare come Monza, tutto velocità e carico aerodinamico minimi, non ce n’è per nessuno, ancora oggi. Se Marchionne ha perso le staffe e ha definito imbarazzante la prestazione della Ferrari nel circuito di casa, qualcosa cui rimediare c’è. Hamilton ha vinto, conduce con tre punti di vantaggio la classifica mondiale a sette gare dal termine, la maggior parte delle quali, però, non vedranno la Rossa arrancare come ieri. Il team Red Bull è stato determinante per alcune ragioni: in primis, per aver scelto le sostituzioni dei propulsori per cercare di vincere a Singapore. Così facendo ha ceduto posizioni a Raikkonen e Vettel in griglia. Senza questa particolarità, sarebbero finiti dietro. Per Sebastian avrebbe voluto dire niente podio e gap in classifica ancora più ampio. Il secondo tema è l’azzardo aerodinamico: con 40/70 cavalli in meno della concorrenza, sono scese in pista con un setting a dir poco coraggioso, aperto, scarico, veloce e hanno piazzato il giro più veloce in gara. Questo si chiama tecnicamente ardimento, quello che a Maranello è mancato in toto. Lì, la prudenza bizantina prevale troppo spesso. A chi pensi che il Mondiale abbia ormai preso la via di Stoccarda un’altra volta, suggeriamo prudenza perché sappiamo come e quanto su circuiti guidati la Freccia d’Argento non dia il meglio di sé: Singapore, Austin, Sepang sono alcuni esempi. Per fortuna stiamo assistendo a un Mondiale che continuerà a essere molto combattuto.
Pochissimi spunti
Oltre 150’000 tifosi hanno frequentato l’autodromo monzese per un weekend in cui a onor del vero nulla è successo: secondo posto per Bottas, fedele scudiero di Hamilton, attento e veloce sempre, certamente abbottonato per ordini di scuderia. C’era un po’ di emozione nel vedere Stroll a 18 anni partire in prima fila (il più giovane della storia), e Ocon dietro. Bravi e intelligenti nel non farsi prendere la mano, hanno entrambi condotto una competizione attenta, volta a portare a casa punti ed esperienza. Di realmente divertente c’è stato solo il primo giro, con le schermaglie tra Bottas e Raikkonen. Sono arrivati al corpo a corpo, o meglio al cerchio a cerchio. Monza è un circuito atipico, tutto pedale giù e curve lente poco in appoggio. Ecco perché la battuta d’arresto Ferrari non deve trarre in inganno. Semmai ci si domanda per quale ragione Raikkonen ancora una volta alterni momenti di prestazioni eccelse ad altri al limite del soporifero. L’infilata subita da Ricciardo alla prima variante è semplicemente da manuale. Soprattutto, per una volta non frutto del Drs ma del talento dell’australiano. Staccata al limite, lato destro non coperto, Red Bull che si infila a ruote bloccate. Uno slow-motion che vale il biglietto di un circuito a caccia di una gestione decente, professionale e credibile. Perché quello che non troverete facilmente scritto è che il ritardo delle prove di sabato era dovuto a un problema di drenaggio e di qualità dell’asfalto del rettifilo del via, che non è stato posato ad agosto. Non si trattava di cattiva volontà dei piloti o della Fia, semplicemente si pattinava come sul ghiaccio e dunque non si dovevano correre rischi. Frequentare Monza significa apprezzare il tanto lavoro paziente di tutto il personale che si adopera per contenere i mille problemi di una gestione politica che di sportivo ha molto poco. Peccato per un tracciato che Wolff ha definito «semplicemente mitico, vincere qui per Mercedes-Benz è un onore».