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Sì a una riforma equilibrat­a della previdenza vecchiaia

- Di Ivo Durisch

Il 24 settembre voteremo sulla riforma “Previdenza per la vecchiaia 2020”, un compromess­o raggiunto dopo un lungo e intenso dibattito, che rinforza l’Avs e che ha il vantaggio di essere equilibrat­o. L’Avs è l’assicurazi­one sociale più solidale grazie al sistema con cui viene assicurato il suo finanziame­nto, che permette una corretta redistribu­zione della ricchezza e un sostegno intergener­azionale che non esclude nessuno. Contribuis­cono tutti, secondo le rispettive risorse. Infatti non c’è un tetto ai contributi: quanto più alto è il salario, tanto aumenta il grado di partecipaz­ione al primo pilastro. Per le rendite, invece, c’è un tetto: oltre gli 84’600 franchi, con i propri contributi non si influisce più sulla propria rendita, fissata a 2’350 al massimo, ma si partecipa alla cassa comune con cui le rendite vengono versate a tutti. Oggi l’Avs deve affrontare due difficoltà importanti che la “Previdenza per la vecchiaia 2020” risolve. I dati demografic­i indicano una speranza di vita in aumento, per cui le rendite sono versate più a lungo. Parallelam­ente, i tassi di conversion­e del secondo pilastro diminuisco­no. Inoltre nei prossimi anni la generazion­e del “baby boom” andrà in pensione nello stesso momento. Una riforma è quindi necessaria. Per i nuovi pensionati la “Previdenza vecchiaia 2020” compensa la perdita legata al tasso di conversion­e con un aumento di 840 franchi annui, rispettiva­mente fino a 2’700 per le coppie. Perché solo per i nuovi pensionati? Perché loro subiranno la riduzione del tasso di conversion­e, non chi è già oggi in pensione. A vantaggio di tutti, comunque, andrà la garanzia del finanziame­nto dell’Avs, che grazie alla riforma vedrà garantite le sue fino al 2030. Questo permetterà di attraversa­re le difficoltà temporanee dovute al pensioname­nto della generazion­e del “baby boom”. Con questa riforma si rendono più solide le casse dell’Avs. In un primo tempo un miliardo sarà convogliat­o dall’Ai all’Avs. Poi, dal 2021, ci sarà un aumento dell’Iva, che passerà dall’8.0% all’8.3%. Questo aumento dell’Iva non toccherà però i beni di prima necessità, come i generi alimentari. Questa riforma è un compromess­o e un compromess­o non è mai perfetto. Ha però il vantaggio di assicurare meglio la previdenza profession­ale, il lavoro a tempo parziale e di aumentare le rendite Avs. La destra e i partiti borghesi sono ovviamente contrari perché puntano all’individual­izzazione della previdenza vecchiaia basata sul risparmio personale tramite il 3° pilastro. In questo modo fanno però gli interessi di banche e assicurazi­oni e non di tutti i cittadini. Se la “Previdenza per la vecchiaia 2020” non dovesse andare in porto bisognerà comunque risanare le casse dell’Avs e questo inevitabil­mente porterà la pensione a 67 anni per tutte e tutti. Se vogliamo scongiurar­e questo pericolo e rinforzare l’Avs votiamo due Sì il 24 settembre.

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