In 60 fuori casa per altri 2 mesi
Anche le frazioni di Spino e Sottoponte sono state assegnate, in base al piano di evacuazione, alla zona rossa. Lo ha deciso il Municipio di Bregaglia ritenendo le due aree “acutamente in pericolo in caso di altre colate”. Gli edifici resteranno pertanto inabitabili per due o più mesi. Idem quelli nella zona blu già sommersi dalla piena, e nella zona rossa di Bondo. Si tratta di aree – abitate da 60 persone – peraltro rimaste senza elettricità e acqua. «Una prossima colata potrebbe mettere acutamente in pericolo le aree blu e rosse», ha dichiarato ieri ai media Martin Keiser dell’Ufficio cantonale foreste e pericoli naturali. Prima che queste zone possano essere rese abitabili, è necessario prendere ampie misure di sicurezza. In particolare, il bacino di ritenzione a Bondo e il letto del fiume Maira devono essere svuotati così da poter far posto ad altre grosse quantità di materiale e riportare il letto della Maira al suo livello originale. «Non poter rientrare a breve nelle abitazioni è una cosa grave, ma faremo tutto il possibile per aiutare la gente», ha sottolineato la sindaca Anna Giacometti. Domani (mercoledì) gli abitanti delle due frazioni avranno la possibilità di accedere, accompagnati, alle case per recuperare oggetti e beni utili alla vita quotidiana. Potranno farlo non appena gli edifici saranno ritenuti sicuri dal punto di vista statico. Martin Bühler, dell’Ufficio militare e protezione civile Grigioni, il quale dirige e coordina gli eventi nello stato maggiore comunale, ha ricordato che «per ragioni di sicurezza la zona blu e rossa deve poter essere evacuata in ogni momento entro quattro minuti». Dal canto suo il capoprogetto per i lavori di ripristino, Gian Cla Feuerstein, ha spiegato che accanto ai lavori di messa in sicurezza dall’erosione del fiume Maira della vecchia strada cantonale (il tratto di Spino potrebbe venire riaperto domani, mercoledì, ripristinando la circolazione da e verso la vicina Italia), è in atto lo sgombero del ponte sulla nuova strada cantonale; la quale servirà però da accesso al cantiere e al deposito di materiale. «Solo a questo punto si potrà iniziare con i lavori di sgombero del bacino di ritenzione, i quali nella migliore delle ipotesi dureranno almeno due mesi, visto che l’ultima colata ha portato nuovamente molto materiale».