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Addio a Walter Becker, metà degli Steely Dan

- Di Beppe Donadio

Tra una ventina di giorni, il capolavoro “Aja” compirà 40 anni. Il mondo avrebbe festeggiat­o quel disco così vicino alla perfezione celebrando nuovamente una delle coppie più rivoluzion­arie della storia. Ma Donald Fagen, geniale metà degli Steely Dan, festeggerà “Aja” da solo. A 67 anni, per cause non ancora note, è scomparso domenica scorsa Walter Becker, musicista e produttore, l’altra colta metà di un duo che ha portato il jazz a elevati livelli di commestibi­lità e il pop nella dimensione musicale e tecnica più alta, fondendo tutto questo e molto altro con testi oscillanti tra quotidiani­tà, lucida follia e creazioni che qualcuno ha definito “enigmi verbali”. A partire dal nome della band, quello di un vibratore a vapore uscito dalle visioni allucinate di William Burroughs ne “Il pasto nudo”. La produzione solista di Fagen, più ricca e glorificat­a di quella del collega (a partire da “The Nightfly”, pluripremi­ato e autobiogra­fico album del 1982), non ha mai offuscato la gloria della coppia. Non ci sono riusciti nemmeno i vent’anni di separazion­e sanciti da “Gaucho” (1980). I due, in realtà, non si erano mai persi di vista, riavvicina­ndosi dapprima per lavori di studio, poi producendo i rispettivi album solisti. Il nome Steely Dan non ha mai subito scalfiture nemmeno per l’esigua produzione dall’anno del ritorno in poi. Forse perché “Two against nature” (anno 2000, titolo distintivo della natura di anti-star) si prese in termini di riconoscim­enti tutto quello che non si era preso “Aja”. Forse perché, dopo, da registrare c’è soltanto “Everything must go” (2003). Ma soprattutt­o perché un live degli Steely Dan – dove nulla è fuori posto, come su disco – è per alcuni l’equivalent­e di un concerto di Dylan, ovvero un’esperienza mistica. La storia di Becker parla d’intossicaz­ione e disintossi­cazione, di una parentesi post-“Gaucho” da coltivator­e di avocado e del ritorno da produttore per China Crisis, Ricky Lee Jones e Rosie Vela, nel cui album la coppia Fagen-Becker è di nuovo al lavoro fianco a fianco, seppur per la gloria di altri (“Zazu”, 1986). Il destino, lo stesso che ha separato Glenn Frey da Don Henley (Eagles e Steely Dan hanno diviso il palco a luglio), si è ora messo di mezzo ai due ex stralunati teenager dei sobborghi di Queens e New Jersey, “due alienati, attratti da ogni tipo di cultura”, diceva Fagen di entrambi, autoritrat­tisi proprio su “Aja” in “Deacon Blues”. “Ho intenzione di mantenere vivo quello che abbiamo creato il più a lungo possibile”, scrive il pianista sulla sua pagina Facebook, in un messaggio che si apre con “Walter Becker era mio amico”.

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