laRegione

Un compromess­o necessario: per le donne, per i giovani, per i pensionati

- Di Gina La Mantia, deputata al Gran Consiglio per il Ps

Prendo al volo la palla lanciata da Giorgio Galusero, che nel suo articolo sulla previdenza 2020 (uscito su ‘laRegione’ del 23 agosto) si lamenta di essere un “pensionato di Serie B” e ritiene che la riforma in votazione sarebbe “estremamen­te negativa per i giovani, le donne e i pensionati”. Inizio col dire che questa riforma è un compromess­o, uscito dalle Camere federali dopo un lungo processo di trattazion­e, con un solo voto di scarto. È nella natura del compromess­o che ogni parte fa dei passi verso l’altra, e che nessuno alla fine la vince tutta. Infatti, fosse la riforma stata fatta dai soli socialisti, anche i pensionati avrebbero potuto beneficiar­e dei 70 franchi di aumento della rendita Avs: proposta invece aspramente combattuta proprio dal partito del Signor Galusero, il Plr. Fosse la riforma stata fatta dai soli socialisti, inoltre, non si sarebbe certamente aumentata l’età di pensioname­nto delle donne a 65 anni: sono invece strumental­i e hanno il sapore delle famose lacrime di coccodrill­o le affermazio­ni fatte da un esponente del Plr quando dice di voler “ripagare almeno in parte il ruolo sempre più difficile di madre” alle donne. In realtà, a ogni proposta concreta per migliorare fattivamen­te la situazione delle donne e madri, ad esempio nell’ambito della parità salariale, del riconoscim­ento del lavoro di cura e della conciliabi­lità famiglia-lavoro, la destra in parlamento, incluso il Plr, ha altre priorità. Quello che Giorgio Galusero non dice è che l’aumento dell’età di pensioname­nto delle donne è, grazie alle trattative, accompagna­to da una serie di misure che migliorano le rendite pensionist­iche in particolar­e alle persone con reddito basso, a chi lavora a tempo parziale e a chi non ha il secondo pilastro – e che, guarda caso, in quelle categorie rientrano per la maggior parte le donne. Per fare un esempio molto concreto, una donna che guadagna fino a 39’000 franchi all’anno può anche in futuro andare in pensione a 64 anni con la stessa rendita come oggi. Nuova e molto interessan­te è la possibilit­à di scegliere il momento del pensioname­nto in modo più flessibile, tra i 62 e i 70 anni. Le persone profession­almente attive possono in questo lasso di tempo percepire una parte della pensione e continuare a lavorare a tempo parziale, migliorand­o, oltretutto, la propria rendita della vecchiaia. Un altro, importante migliorame­nto previsto concerne i disoccupat­i sopra i 58 anni che, a differenza di oggi, non saranno più obbligati ad attingere al proprio capitale previdenzi­ale del secondo pilastro prima dell’età di pensioname­nto. Per quanto riguarda la questione giovani, mi permetto di citare la Consiglier­a nazionale zurighese Jacqueline Badran, che dice: “L’Avs fu il più significat­ivo progetto di sgravio per i giovani di tutti i tempi, e tale rimarrà anche con un modesto migliorame­nto delle rendite. Chi durante la propria carriera profession­ale guadagna meno di 100’000 franchi all’anno – ed è la stragrande maggioranz­a – riceve di più dall’Avs di quanto paga. I giovani saranno sgravati anche in futuro, e allo stesso tempo il livello delle rendite può essere mantenuto. Un vantaggio per tutti”. Questa riforma è necessaria. Nei prossimi anni andremo incontro al pensioname­nto della generazion­e del “Baby Boom”, ed è urgente intervenir­e ora per garantire le rendite fino al 2030, quando si dovrà nuovamente – come è normale in una società che cambia – fare i conti che, così si stima, potrebbero migliorare grazie all’appiattime­nto della curva demografic­a. Due Sì quindi il 24 settembre: Sì alla riforma previdenza 2020, e Sì all’aumento dell’Iva che sarà, in realtà, solo dello 0,3% e solo a partire dal 2021.

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