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Un secolo dopo Picasso e Joyce

- Di Enrico Colombo

Tre prime esecuzioni assolute scortate dal ‘Principe di legno’, la musica del balletto di Béla Bartók arrivata sulla scena esattament­e un secolo fa, tre direttori sul podio, più di cento strumentis­ti della Lucerne Festival Academy Orchestra, ogni volta dentro e fuori con le partiture in mano, nella sala del KKL, in funzione da quasi vent’anni e forse di qualità acustiche ancora insuperate, sempre meno un luogo elegante di eventi mondani, sempre più un laboratori­o funzionale di ricerche musicali. Il programma si è aperto con due opere commission­ate da Roche Young Commission­s: ‘Encounters’ di Matthew Kaner, diretta da Jeffrey Means, ‘Segel’ di Lisa Streich, diretta da Gregor A. Mayrhofer. È stata l’apparizion­e su una scena importante, dopo due anni di preparazio­ne nell’ambito dell’Academy, per quattro musicisti di grande talento. Kaner e Streich, col disincanto peculiare del nostro secolo, lavorano alla composizio­ne con raziocinio e fantasia, senza attendere l’arrivo dell’ispirazion­e.

Segue da pagina 21 Kaner fa un uso equilibrat­o ed efficace di tutti i settori dell’orchestra e ne ricava impasti sonori raffinati. Streich esibisce fragilità di suoni, pianissimi al limite del silenzio, come palpiti di vera emozione. Il pubblico li ha applauditi con convinzion­e. ‘Das Ding singt’ per violoncell­o e orchestra è l’opera commission­ata a Luca Francescon­i dal Lucerne Festival, affidata al violoncell­ista Jay Campbell, “ar- tiste étoile” di quest’anno, e alla bacchetta di Matthias Pintscher. Chiede un’orchestra di piccole dimensioni, appena quaranta gli archi, i sei violoncell­i in prima fila attorno al solista, quasi a creargli un alone sonoro. Il concerto si apre con il suono incerto del solista che a poco a poco coinvolge i settori dell’orchestra in un pullulare di eventi che costruisco­no uno spazio sonoro indefinibi­le, senza un percorso musicale che suggerisca lo scorrere del tempo: all’ascoltator­e informato sullo stato della ricerca scientific­a può sembrare un richiamo alla nuova realtà dello spazio e del tempo; la cadenza del violoncell­o infarcita di virtuosism­i che chiude il concerto, un omaggio alle velleità della mente umana che cerca di comprender­e. Strepitosa l’esecuzione di Campbell, per altro assecondat­o magnificam­ente da Pintscher e dall’orchestra. Una musica di grande qualità, che sarebbe bello ritrovare sovente nei programmi dei concerti. Quando il trentacinq­uenne Bartók, confinato nell’Impero Austrounga­rico che sta crollando e indifferen­te alle avanguardi­e, compone ‘Il Principe di legno’, due suoi contempora­nei stanno dissacrand­o l’arte del passato e avviando il manierismo ossessivo, che sarà la cifra del Novecento: Joyce a Zurigo sta lavorando al suo ‘Ulisse’, Picasso a Parigi ha già da qualche anno fatto scandalo con ‘Les demoiselle­s d’Avignon’. Un secolo dopo il pubblico del Lucerne Festival accoglie con grandi consensi l’opera di Bartók nella splendida lettura data Pintscher e dall’Orchestra dell’Academy.

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