Un secolo dopo Picasso e Joyce
Tre prime esecuzioni assolute scortate dal ‘Principe di legno’, la musica del balletto di Béla Bartók arrivata sulla scena esattamente un secolo fa, tre direttori sul podio, più di cento strumentisti della Lucerne Festival Academy Orchestra, ogni volta dentro e fuori con le partiture in mano, nella sala del KKL, in funzione da quasi vent’anni e forse di qualità acustiche ancora insuperate, sempre meno un luogo elegante di eventi mondani, sempre più un laboratorio funzionale di ricerche musicali. Il programma si è aperto con due opere commissionate da Roche Young Commissions: ‘Encounters’ di Matthew Kaner, diretta da Jeffrey Means, ‘Segel’ di Lisa Streich, diretta da Gregor A. Mayrhofer. È stata l’apparizione su una scena importante, dopo due anni di preparazione nell’ambito dell’Academy, per quattro musicisti di grande talento. Kaner e Streich, col disincanto peculiare del nostro secolo, lavorano alla composizione con raziocinio e fantasia, senza attendere l’arrivo dell’ispirazione.
Segue da pagina 21 Kaner fa un uso equilibrato ed efficace di tutti i settori dell’orchestra e ne ricava impasti sonori raffinati. Streich esibisce fragilità di suoni, pianissimi al limite del silenzio, come palpiti di vera emozione. Il pubblico li ha applauditi con convinzione. ‘Das Ding singt’ per violoncello e orchestra è l’opera commissionata a Luca Francesconi dal Lucerne Festival, affidata al violoncellista Jay Campbell, “ar- tiste étoile” di quest’anno, e alla bacchetta di Matthias Pintscher. Chiede un’orchestra di piccole dimensioni, appena quaranta gli archi, i sei violoncelli in prima fila attorno al solista, quasi a creargli un alone sonoro. Il concerto si apre con il suono incerto del solista che a poco a poco coinvolge i settori dell’orchestra in un pullulare di eventi che costruiscono uno spazio sonoro indefinibile, senza un percorso musicale che suggerisca lo scorrere del tempo: all’ascoltatore informato sullo stato della ricerca scientifica può sembrare un richiamo alla nuova realtà dello spazio e del tempo; la cadenza del violoncello infarcita di virtuosismi che chiude il concerto, un omaggio alle velleità della mente umana che cerca di comprendere. Strepitosa l’esecuzione di Campbell, per altro assecondato magnificamente da Pintscher e dall’orchestra. Una musica di grande qualità, che sarebbe bello ritrovare sovente nei programmi dei concerti. Quando il trentacinquenne Bartók, confinato nell’Impero Austroungarico che sta crollando e indifferente alle avanguardie, compone ‘Il Principe di legno’, due suoi contemporanei stanno dissacrando l’arte del passato e avviando il manierismo ossessivo, che sarà la cifra del Novecento: Joyce a Zurigo sta lavorando al suo ‘Ulisse’, Picasso a Parigi ha già da qualche anno fatto scandalo con ‘Les demoiselles d’Avignon’. Un secolo dopo il pubblico del Lucerne Festival accoglie con grandi consensi l’opera di Bartók nella splendida lettura data Pintscher e dall’Orchestra dell’Academy.