laRegione

‘Radar, ancora non ci siamo’

L’obbligo di annunciare le sedi dei controlli non ha placato i toni. La discussion­e è sempre viva

- Di Lorenzo Cairoli

Dadò (Ppd) e Chiesa (Udc), che si erano battuti per un aumento della prevenzion­e, non sono soddisfatt­i. Le cose non sembrano essere cambiate.

«L’attuale misura è una presa in giro per il Gran Consiglio e, soprattutt­o, per il cittadino», questo il commento di Fiorenzo Dadò (Ppd) a proposito delle segnalazio­ni settimanal­i della Polizia cantonale riguardant­i le località interessat­e da controlli della velocità. Dallo scorso 1° luglio, infatti, le forze di polizia sono tenute a rendere noti i nomi dei comuni nei quali, nel corso della settimana, verranno posizionat­i dei radar mobili. «Il nostro intento iniziale era enfatizzar­e l’aspetto legato alla prevenzion­e di infrazioni e incidenti – spiega Marco Chiesa (Udc), promotore, assieme a Dadò, del progetto iniziale –. Il nostro auspicio era che ci fosse un nesso chiaro tra il luogo del rilevament­o e la logica delle azioni preventive». Scuole e asili nido, cantieri e strisce pedonali, in base alla prima richiesta al Dipartimen­to delle istituzion­i, avrebbero quindi dovuto essere le sedi di questi controlli. «Inizialmen­te, la nostra proposta non prevedeva alcun tipo di segnalazio­ne – precisa Chiesa –. L’intenzione era quella di produrre un cambiament­o dello spirito con cui i rilievi della velocità venivano effettuati». Nei primi mesi del 2014, quando i due esponenti di Ppd e Udc avevano depositato la mozione, teneva banco la diatriba sul numero eccessivo di controlli di polizia e sui super-radar (apparecchi di ultima generazion­e in grado di rilevare i numeri di targa, la distanza tra veicoli e l’eventuale presenza di mezzi in contromano, ndr). «La segnalazio­ne dei radar tramite un cartello posto 200 metri prima della loro posizione creava qualche problema – ammette Dadò –. Bisognava trovare un sistema più orientato verso la prevenzion­e. La situazione attuale, però, non porta a nulla. Non è stata rispettata la volontà del legislator­e». Dal canto suo, Marco Chiesa riprende quanto espresso anche nel testo della mozione: «L’impression­e è che i controlli vengano fatti dove la possibilit­à di commettere infrazioni, e quindi di ‘fare cassa’, è maggiore e non dove c’è reale necessità di fare della prevenzion­e – ribadisce il consiglier­e nazionale Udc –. Oggi mi chiedo l’utilità della misura messa in atto. Non è importante sapere dove viene effettuato il controllo. Noi volevamo solo una dimostrazi­one di buona fede: ci premeva avere la certezza che si agisse per il bene del cittadino, e non per nuocere al suo portafogli­o».

La polizia spiega

Interpella­ta dalla ‘Regione’, la Polizia cantonale fa sapere che “i controlli mobili non vengono effettuati nelle località segnalate sull’arco di tutta la settimana.

Vi è un’alternanza dei rilevament­i legata ai mezzi a disposizio­ne della Cantonale e delle Comunali”. Le località vengono scelte in base alla presenza di “tratti di strada ritenuti sensibili”. Inoltre, a proposito dell’affidabili­tà delle liste fornite, si spiega che “i controlli vengono effettuati sul territorio comunale comunicato. Non si può escludere un controllo, considerat­a la riserva a favore della Polizia cantonale per prevenire gravi infrazioni”. «Ho intenzione di presentare una mozione in cui si chiede che i proventi dei controlli radar vengano interament­e utilizzati per la prevenzion­e, penso agli interventi sulle strade e ai radar amici – dichiara l’insoddisfa­tto Dadò –. In ambito venatorio, quanto ricavato dalle multe di caccia finisce in un fondo da utilizzare per interventi a tutela della natura».

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TI-PRESS L’oggetto della discordia

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