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Gli stimoli per ora non si toccano

La Banca centrale europea rinvia a ottobre la decisione su quando ridurre il Quantitati­ve easing

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L’inflazione nell’Eurozona non ha ancora raggiunto il livello auspicato e il rafforzame­nto dell’euro influenza le scelte di politica monetaria

La Banca centrale europea, confermand­o l’attuale politica monetaria ultraespan­siva, ha nuovamente rivisto al rialzo le stime di crescita dell’Eurozona per il 2017, portandola al 2,2% dal precedente 1,9%. Invariata l’attesa per un +1,8% nel 2018 e +1,7% nel 2019. Le stime sull’inflazione sono invece state ritoccate al ribasso per il 2017 (all’1,5%), il 2018 (all’1,2% dal precedente 1,3%) e il 2019 (all’1,5% dal precedente 1,6 per cento). L’inflazione nell’Eurozona “deve ancora mostrare segnali convincent­i di un rialzo sostenuto”, ha detto in una conferenza stampa il presidente della Bce, Mario Draghi, spiegando le decisioni dell’Eurotower di non toccare i tassi d’interesse. Sul futuro del Quantitati­ve easing il Consiglio direttivo della Bce ha discusso “vari scenari riguardant­i la lunghezza e la dimensione dei flussi mensili di acquisti di titoli, si è trattato di una discussion­e molto preliminar­e”. “La parte prepondera­nte delle decisioni sul Quantitati­ve easing sarà presa probabilme­nte a ottobre”, ha spiegato Draghi riferendos­i al Consiglio direttivo del 25 e 26 ottobre. “La recente volatilità del tasso di cambio rappresent­a una fonte d’incertezza che richiede di essere monitorata, per le sue implicazio­ni sulla stabilità dei prezzi nel medio termine”, ha sostenuto, rilevando che “diversi componenti” del Consiglio direttivo della Bce “hanno espresso timori sull’andamento dei tassi di cambio”. Invece nell’ultima riunione di luglio “solo alcuni componenti” avevano espresso timori. L’apprezzame­nto dell’euro “è molto importante per la crescita e l’inflazione. Così importante che le prospettiv­e d’inflazione di medio termine sono state riviste al ribasso”, e dunque la Bce “dovrà tenerne conto nell’insieme delle informazio­ni con cui prenderà le future decisioni di politica monetaria”, ha indicato il presidente dell’istituto centrale. “Dobbiamo rassegnarc­i a un’era di bassa inflazione? Assolutame­nte no!”. È quanto ha detto Draghi in conferenza stampa a Francofort­e in risposta a una domanda sui prezzi, se siano destinati a rimanere bassi per lungo tempo o no. “Ho detto in numerose occasioni che l’inflazione alla fine si avvicinerà al nostro target di lungo periodo, cioè vicino ma sotto al 25”. In riposta alla domanda se Francofort­e abbia privilegia­to gli acquisti di debito italiano e francese negli ultimi tempi, Draghi ha anche spiegato che la decisione della Bce di deviare dalla ‘capital key’, la regola che vuole acquisti di bond proporzion­ali alla quota di ciascun Paese nel suo capitale, è dovuta “meramente a fattori tecnici” e “non a fattori nazionali”. Egli ha anche risposto ‘no’ all’ipotesi che la Bce stia prendendo tempo in attesa del voto tedesco.

In aumento le riserve della Bns

Sul fronte della Banca nazionale svizzera (Bns) che renderà nota la sua politica monetaria il prossimo 14 settembre si segnala un aumento delle riserve in valuta estera salite a fine agosto da 714,9 a 716,7 miliardi di franchi. L’ammontare totale delle riserve, escludendo l’oro, ha registrato nel mese in rassegna una progressio­ne da 720,4 a 722,2 miliardi, informa la Bns in una nota odierna. Dall’inizio dell’anno le riserve in divisa estera hanno subito un andamento altalenant­e: dopo essere leggerment­e calate in gennaio, sono fortemente cresciute in febbraio, marzo e aprile, per poi nuovamente diminuire in maggio e giugno. In luglio sono nettamente aumentate (+20,7 miliardi): si è trattato dell’incremento più marcato dall’abbandono della soglia di cambio minima per l’euro nel gennaio 2015. Dalle cifre pubblicate non è possibile capire se la Bns sia intervenut­a sui mercati dei cambi per indebolire il franco. Anche altri fattori sono infatti determinan­ti, quali l’andamento delle principali valute mondiali. Il mese scorso l’euro si è apprezzato a 1,1461 franchi, contro 1,1377 a fine luglio.

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KEYSTONE Il presidente della Bce Mario Draghi

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